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Le scoperte geografiche

Sito: Meta-Apprendisti
Corso: Liceo Italiano IMI di Istanbul (classi seconde)
Libro: Le scoperte geografiche
Stampato da: Utente ospite
Data: lunedì, 29 aprile 2024, 14:02

1. La ricerca di una via per le Indie

Per il tutto il Medioevo l'Europa acquistò dall'Oriente sete e soprattutto spezie, tra cui il preziosissimo pepe. Le spezie servivano per la conservazione dei cibi.

Questo commercio consentiva grandi guadagni ma era anche molto rischioso. Oltre a fare viaggi molto lunghi queste merci dovevano attraversare territori controllati dai musulmani. In genere gli europei preferivano rivolgersi ai mercanti arabi che trasportavano queste merci direttamente nel mediterraneo. Nel mediterraneo erano poi veneziani e genovesi a trasportare le merci in tutta Europa. Tutti questi passaggi però rendevano le merci molto costose.

Al fine di rendere queste merci meno costose e quindi per allargare il nuovo mercato si fa importante l'esigenza di trovare una nuova via per le Indie.

Secondo le conoscenze del tempo l'unico modo per arrivare in India era circumnavigare l'Africa, cioè passare sotto il grande continente ma tutti i tentativi fatti tra il XIII e il XIV secolo fallirono.

Nel Quattrocento ci furono però importanti progresso nelle tecniche di navigazione:

  • un nuovo tipo di nave, la caravella, più leggera e maneggevole delle vecchie navi che fruttava meglio i venti e poteva allontanarsi dalla costa
  • perfezionato l'uso della bussola
  • carte nautiche più precise
  • migliori conoscenze geografiche


2. La via per l'Africa

Fin dall'antichità si riteneva che passare lo stretto di Gibilterra (le antiche Colonne d'Ercole) fosse impossibile per i mostri marini che si trovavano nell'Atlantico. I mostri marini erano i venti Elisei. Che questi venti impedissero la navigazione nell'Atlantico i Portoghesi lo scoprirono solo nel XV secolo e decisero di sfruttarli meglio per in modo da poter navigare lungo la costa africana.

Per tutto il 1400 i portoghesi cercarono di raggiungere le Indie passando dall'Africa e dopo varie tappe, finalmente nel 1487 raggiunsero, con Bartolomeo Diaz il Capo di Buona Speranza (l'estremità meridionale dell'Africa).

Nel 1497 una nuova spedizione, guidata da Vasco da Gama, riuscì ad arrivare a Calicut, in India e da allora le navi portoghesi tornarono piene di spezie.

Nel 1500 un'altra spedizione guidata da Alvares Cabral finì per caso in Brasile, ma al tempo non se ne comprese l'importanza.

3. I viaggi di Colombo

Anche la Spagna non voleva restare fuori dalla corsa per le Indie e per farlo si affidò al progetto di un navigatore genovece, Cristoforo Colombo. Costui, affidandosi alle scoperte geografiche di un cartografo fiorentino, ritenne che si poteva giungere in Oriente passando dall'Occidente e cioè che la terra fosse sferica e che fosse però molto più piccola della realtà. Il cartografo non poteva sapere però che tra la Spagna e le Indie c'era in mezzo un altro continente: l'America.

Quando Colombo propose il suo progetto la Spagna era impegnata nella guerra contro il Regno di Granada, ma quando questa guerra fu vinta, nel 1492, decise di partecipare al progetto che fu finanziato:

  • in parte dalla corona spagnola
  • in parte da banche genovesi

La spedizione partì con tre navi, due caravelle, la Nina, la Pinta, e una nave più pesante, la Santa Maria. Colombo partì da Palos il 3 agosto e arrivò a toccare terra il 12 ottobre 1492, dopo grandi difficoltà.

Colombo si accorse subito che quel territorio su cui era sbarcato non aveva le caratteristiche della Cina o del Giappone (dove credeva di essere) ma era convinto di essere in Asia, nelle Indie, e chiamò quel territorio San Salvador. Poi fece altre esplorazioni e approdò nelle Antille e a Cuba.

Colombo era convinto di aver fatto una grande impresa e in Spagna gli fecero grandi onori ma dopo quel suo primo viaggio volle tentare ancora tre volte fino a trovare oro e perle in abbondanza. Non comprese mai, però, di aver scoperto un nuovo continente.

Con questa sua impresa aveva cancellato duemila anni di leggendo e teorie riguardanti l'impossibilità di attraversare l'Atlantico e ridisegnato la mappa della Terra. Per questa sua scoperta spesso la data del 1492 è indicata per segnare l'inizio dell'età moderna.

4. Circumnavigazione del globo

Anche le altre potenze europee non volevano restare fuori dalla corsa alle esplorazioni.

Nel 1497 l'Inghilterra, con i navigatori italiani Giovanni e Sebastiano Caboto, aprì una rotta verso il nord del continente americano.

Nel 1524 la Francia con il toscano Giovanni da Verrazzano cercò, senza successo, un passaggio a nord-ovest per andare in Oriente.

Il navigatore fiorentino Amerigo Vespucci fu il primo a capire che la terra toccata da Colombo non era l'Asia ma un nuovo continuente che in suo onore venne chiamato America.

Nel 1519 partì, per conto della Spagna, la spedizione di Magellano con lo stesso obiettivo di Colombo: arrivare in Oriente passando da Occidente, e cioè in pratica fare il giro del mondo. Magellano passò dal sud delle Americhe trovando lo stretto che porta il suo nome e arrivò fino nelle Filippne dove morì ma la sua spedizione riuscì a tornare in Spagna nel 1522 avendo completato il giro del mondo.

La spedizione di Magellano fu decisivo per dimostrare la sfericità della terra e per dimostrare che il suo diametro era molto maggiore di quanto si credeva.

5. Il Mondo diviso in due

Con le scoperte geografiche l'Europa inizia la sua dominazione del mondo.

Inizialmente i protagonisti delle conquiste coloniali sono Spagna e Portogallo che però presto entrarono in conflitto perché volevano garantirsi il controllo esclusivo dei nuovi territori.

Per risolvere la questione la Spagna chiese, nel1493, l'intervento del papa Alessandro VI che propose di dividere il mondo in due zone divise da una linea immaginaria, detta raya (che in spagnolo significa "riga"). La bolla che si chiamò Inter Coetera diceva:

  • le terre a ovest sarebbero state della Spagna
  • le terre a est del portogallo.

La bolla afferma che Spagna e Portogallo hanno il dovere di diffondere il cristianesimo dando quindi ai due paesi il permesso divino di occupare e schiavizzare tutte le popolazioni incontrate.

Il Portogallo accettò firmando con la Spagna il Trattato di Tordesillas (1494) che divise il mondo come si può vedere in questa figura:


Ma gli altri stati europei, come Inghilterra e Francia, non avevano certo intenzione di rispettare un trattato firmato da soli due paesi e in tutta l'epoca moderna prevalse solo l'uso della forza.

Nel 500 comunque, grazie al trattato, la Spagna formò un vero e proprio impero coloniale (occupando cioè militarmente i territori conquistati e sfruttandone le risorse) a differenza del Portogallo che si limitò a colonizzare le coste costruendo fortezze, basi navali e scali mercantili con i quali commerciava con le popolazioni locali.

6. Le civiltà precolombiane

Giunti nel nuovo continente gli Europei si imbatterono in popolazioni assolutamente sconosciute.

Queste popolazioni furono chiamate Indios perché Colombo credette di essere giunto in Asia e in particolare nelle Indie. Oggi preferiamo parlare di Amerindi, termine che unisce le parole americani e indiani.

Gli Amerindi non avevano molte tecnologie usate in Europa, come ruota ed aratro, e per questo furono giudicati arretrati ma si trattava solo di diversità culturali che non avevano impedito alle popolazioni locali di costruire grandi imperi, come quello dei Maya, degli Aztechi e degli Incas.

Gli Amerindi avevano stessi tratti somatici che indica la loro identica provenienza geografica: ovvero l'Asia passando per la Siberia e il Nord America durante l'ultima glaciazione (35000 anni fa). Grazie a essa lo stretto di mare che separa la Siberia dall'Alaska era un ponte di ghiaccio e quindi attraversabile a piedi.

Maya

I Maya si trovarono in centro America occupando la penisola dello Yucatan ed estendosi per tutto il Messico Centrale, l'Honduras e il Guatemala.

I Maya non fondarono mai un impero ma vivevano divisi in circa 300 città-Stato, governata ognuna da potenti dinastie. La società Maya aveva una struttura piramidale: al di sotto dei re vi erano i nobili e i sacerdoti, quindi gli inferiori contadini, mercanti e guerrieri. Ultimi gli schiavi. 

La principale occupazione era l'agricoltura e molto sviluppato era il commercio.

La civiltà Maya era estremamente evoluta e lo testimoniano le imponenti rovine di templi e città che ancora si trovano. I Maya erano esperti in astronomia e avevano realizzato un calendario molto preciso. Possedevano inoltre una scrittura molto complessa e un sistema di numerazione che utilizzava anche lo zero, cifra diffusa dagli arabi in Europa molti secoli dopo.

I Maya veneravano una grande quantitò di Dei e praticavano sacrifici umani: Il Dio Sole quando tramontava emanava luce rossa che si pensava fosse il suo sangue e quindi i Maya credevano di dover rimpiazzare quel sangue per far sorgere di nuovo il Sole. I Maya credono in una vita dopo la morte e a loro aspettava un destino a seconda se in vita si erano comportati bene o male (ai mavagli aspettava un dopo vita fatti di eterne sofferenze).

Aztechi

L'impero Azteco era caratterizzato da un forte potere centrale esercitato dal re. Come quello dei Maya anche la società azteca era organizzata in modo piramidale: al di sotto del re c'erano i sacerdoti, la nobiltà, i liberi e poi gli schiavi. Le popolazioni sottomesse dovevano pagare pesanti tributi.

Gli Aztechi era politeisti: il Dio del Sole era il più potente e ogni momento della loro giornata era scandito da cerimonie religiose. Anche per gli Aztechi i sacrifici umani erano importanti. La necessità di trovare vittime da sacrificare agli Dei spingeva gli Aztechi continuamente alla guerra e da qui l'estensione del loro Impero.

La civiltà Inca

Gli Incas fondarono la loro civilità nella regione delle Ande, dal Perù al Cile meridionale per circa 4000km. La capitale, Cuzco, era situata a 3500 metri d'altezza, in mezzo alle montagne.

La società era rigidamente gerarchica: al vertice vi era l'imperatore, intoccabile perché ritenuto il figlio del Sole, e controllava tutti poteri religiosi, politici e militari. Al di sottò la nobiltà maggiore e minore.

Non esisteva la proprietà privata della terra che veniva diviso secondo le necessità della comunità: una parte al sovrano, un'altra ai sacerdoti e una terza alle famiglie per sopravvivere.

Gli Incas non conoscevano la scrittura e usavano la tecnica dei quipu, strumenti per ricordare formati da cordicelle con nodi colorati, per indicare cifre e significati. La memoria storica era tramandata oralmente o tramite dipinti.

Gli Incas costruirono un sistema di rete stradale molto estesa e avanzata da un punto di vista tecnologico, fatto di ponti e gallerie. Numerosi corrieri percorrevano queste strade.

L'esercito era molto agguerrito e pronto ad estendere i domini dell'Impero, soprattutto ogni volta che veniva eletto un nuovo imperatore che aveva bsogno di manifestare la propria potenza.


7. I Conquistadores

La scoperta che le terre scoperte da Colombo fossero un nuovo continente risveglio gli interessi della piccola nobiltà spagnola in cerca di feudi da conquistare e dominare. Questa piccola nobiltà sarà composta da quelli che si chiameranno Conquistadores e si gettano alla conquista dei territori entrando, spesso poco numerosi, nell'entroterra del continente.

Il primo a conquistare un grande impero su Cortès, ai danni dell'impero Azteco.

Cortès arrivò nell'impero azteco nel 1519 e nel giro di due anni lo conquistò, arrivando fino a rapire l'imperatore azteco Montezuma.
C'è da sottolineare che gli spagnoli arrivati a cavallo con le loro armature scintillanti furono anche scambiati per Dei e per questo inizialmente non trovarono molta resistenza. Inoltre Cortès fu abile a sfruttare l'aiuto offerto dalle popolazioni dominate dall'Impero Azteco.

La fame di oro e ricchezze degli spagnoli era tanta e arrivarono molto presto a rendere schiave le popolazioni locali che nel giro di pochi anni scomparve (morendo per troppo lavoro, suicididandosi, per malattie portate dagli spagnoli).

Nel giro di pochi anni la popolazione azteca scomparve (da 25 milioni a circa 1 milione).

8. Omuncoli

Nel giro di pochi anni ci si interrogò sulle condizioni disumane in cui venivano tenuti gli indigeni. Si svilupparono varie correnti di pensiero a favore della loro schiavizzazione e a favore della loro liberazione.

Le posizioni principali possono essere sintetizzare da quelle di Sepulveda e Las Casas.

Sepulveda sosteneva che se gli Indios non conoscono la parola di Dio, poiché egli ha parlato a tutti, è perché evidentemente essi non sono dotati di anima intellettiva, cioè capaci di comprenderlo. Gli uomini senza anima intellettiva non sono uomini completi, ma sono "omuncoli" e quindi è necessario per loro essere schiavi di uomini completi (gli spagnoli) che in questo modo possono "completarli" insegnando loro quella parola di Dio che altrimenti non conoscerebbero. 

Las Casas risponde che gli Indios sono uomini completi e che anche se non conoscono il cristianesimo vivono già come cristiani e che sono da prendere come esempio a differenza degli spagnoli che, in nome di quel cristianesimo, non esitano ad uccidere pur di avere oro e ricchezze varie.

Entrambe le posizioni partono dallo stesso punto di vista: quello cristiano. Alcuni pensatori più tardi, come Montaigne, invitano invece a riflettere che quella americana è soltanto una cultura altra, diversa, e per questo non si deve confrontare con quella cristiana. La scoperta del nuovo mondo è prima di tutto la scoperta, per gli europei, che la loro non è l'unica cultura, tantomeno la migliore, anche se difficile da accettare.