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La Grande Guerra (appunti)

Appunti generali e schematici sulle cause, lo svolgimento e i trattati di Pace della Grande Guerra.

Sito: Meta-Apprendisti
Corso: Liceo Italiano IMI di Istanbul (classi quarte)
Libro: La Grande Guerra (appunti)
Stampato da: Utente ospite
Data: giovedì, 2 maggio 2024, 16:44

1. Le cause remote

Nel 1914 nulla poteva evitare la guerra. A causa di un eccezionale sviluppo industriale erano a disposizione di quasi tutte le nazione europee grandissime quantità di armi micidiali e di flotte militari sempre più agguerrite. 

Dopo decenni di politiche protezionistiche che hanno creato il bisogno delle potenze industriali di colonie da sfruttare per lo sviluppo delle loro economie interne e il conseguenze colonialismo. Il colonialismo è stato "controllato" finché la più importante industria europea, quella tedesca, è rimasta ai margini preferendo, con Bismark, fare da arbitro delle controversie altri. Ma con l'ascesa al trono di Germania di Guglielmo II, Bismark viene licenziato e la Germania diventa una pericolosa concorrente.

Francia e Inghilterra volevano bloccare l'espansionismo tedesco e la sua crescente, inarrestabile egemonia industriale e scientifica.
La Francia voleva la rivincita dopo i fatti d'arme del 1870 e voleva riprendersi l'Alsazia e la Lorena.
L'Inghilterra doveva mantenere il predominio nei mari, minacciata anch'esso dalla Germania.
La Russia, inizialmente alleata di Germania e Austria, non vede bene il tentativo egemonico dell'Austra, alleata tedesca, sui Balcani.
I tre paesi si uniscono quindi in una alleanza, la Triplice Intesa (1907)

La Germania, storica alleata dell'Impero Austro-Ungarico, dal 1881, vede entrare nella sua influenza anche l'Italia di Depretis (bisognosa dei suoi investimenti per la nascente e debole industria italiana). L'Italia di Depretis esce dall'orbita Francia (sua storica alleata durante il Risorgimento) dove fino a quel momento si trovava dopo che la Francia occupò la Tunisia annettendola come colonia, quella Tunisia che anche l'Italia desiderava come colonia.
I tre paesi si uniscono nella Triplice Alleanza (1882), una alleanza difensiva che obbligava i paesi ad intervenire solo se un altro membro veniva attaccato da un altro paese.

Nota: la Triplice Alleanza per l'Italia poté sembrare una rinuncia alle terre rimaste non conquistate dopo la Seconda e Terza Guerra di Indipendenza, in particolare il Trentino e il Friuli Venezia Giulia (con città  importanti come Trento e Trieste).

Le terre irredente italiane dopo l'Unità d'Italia

2. La causa scatenante

La scintilla della guerra scoppia il 28 giugno 1914, a Sarajevo, la capitale bosniaca. 

Durante una visita dell'erede al trono austriaco, il duca Francesco Ferdinando d'Asburgo, un giovane studente serbo, Gavrilo Princip, appartenente alla società segreta nazionalista della Mano Nera, lo uccide con un colpo di pistola. Francesco Ferdinando è ritenuto colpevole di fare propaganda nel Balcani per una sua totale annessione all'Austria (promettendo loro una forte autonomia). L'attentato, secondo molti storici, fu spinto segretamente dalla Russia di Nicola II. Anche la Russia, come detto prima, aveva forti interessi nei Balcani (quindi in chiave anti austriaca) e aveva in loco una solida alleanza con la Serbia (anch'essa di fede ortodossa, come la Russia).

L'Austria decise unilateralmente di considerare la Serbia responsabile dell'attentato perché essa dava rifugio agli indipendentisti slavi. Chiese, senza successo, di poter fare una indagine a scoprire i colpevoli in territorio serbo. Di fronte al rifiuto della Serbia si vide costretta a dichiarare guerra.

L'impero Russo, a sua volta, ambiva a riunire sotto di sé tutti i popoli di lingua slava, quindi scese in campo in aiuto della Serbia ordinando la mobilitazione del proprio esercito. Appena l'Austria dichiarò guerra alla Serbia fu messo in moto l'automatismo delle alleanze e delle mobilitazioni: in pochi giorni ebbero luogo le dichiarazioni di guerra.

A fianco di Germania e Austria si schierarono Turchia e Bulgaria, mentre il Giappone e la Romania si schierarono a fianco della Triplice Intesa. 

Socialisti e cattolici si schierarono decisamente per la pace, ma non furono presi in considerazione. Non fu presa in considerazione neanche la durissima condanna pronunciata dal papa Benedetto XV, che considerò la guerra come il risultato dell'egoismo, del materialismo e della mancanza di grandi valori morali e spirituali. 

Soltanto l'Italia di Giolitti rimase neutrale: la Triplice Alleanza era un patto difensivo, e siccome Austria e Germania non erano state aggredite, ma avevano dichiarato guerra per prime, l'Italia sostenne di non avere alcun obbligo di schierarsi al loro fianco.


3. I piani di invasione

Da molti anni gli stati maggiori di Francia e Germania si stavano preparando a una guerra che ritenevano già da anni inevitabile.

La Francia aveva fortificato il confine con la Germania, quest'ultima invece aveva pronti i piani per un attacco fulmineo che portasse le sue truppe a Parigi in poco tempo, così come era successo nel 1870. Appena dichiarata la guerra ed iniziata la mobilitazione il grosso delle truppe francesi furono ammassate lungo il confine tedesco.

La mobilitazione delle forze russe avveniva invece molto lentamente per la scarsezza di mezzi di trasporto e l'insufficienza di strade e ferrovie. Così la Germania pensò di riversare tutte le sue forze contro la Francia, di sconfiggerla rapidamente e poi rivolgersi contro la Russia sul fronte orientale (Piano Schiefflen)

Per poter effettuare questo piano di guerra lampo la Germania doveva evitare le potenti fortificazioni francesi costruite sul confine: perciò l'esercito tedesco invase il Belgio, che era neutrale, per assalire le truppe francesi alle spalle. I tedeschi, dopo un mese di aspri combattimenti, giunsero a quaranta chilometri da Parigi, ma sul fiume Marna furono bloccati e respinti alla fine di una battaglia durissima. La non prevista guerra di posizione fallisce ben presto l'illusione della guerra lampo.

Questo succede perché scavando delle trincee e attendendo l'assalto del nemico il difensore è fortemente avvantaggiato sull'attaccante. Gli assalti, infatti, sono ancora effettuate dal fante armato di fucile che si scaglia contro le mitragliatrici nemiche sistemate sui bordi della trincea o dietro un riparo ben munito. La guerra di movimento si trasformò in guerra di posizione. I soldati furono costretti a vivere dentro trincee lunghe centinaia di chilometri, nella sporcizia e sotto le intemperie, su un fronte praticamente fermo. 

La vittoria di una battaglia, che spesso si traduce in poche centinaia di metri di territorio, va a chi di volta in volta ha più uomini da sacrificare.

4. Il fronte orientale

Nel frattempo a oriente l'esercito tedesco riuscì a occupare la Polonia dopo due vittorie ottenute presso i laghi Masuri e Tannenberg. Il fronte austro-russo, a sud, si estendeva per centinaia di chilometri, senza alcun avanzamento da parte dei contendenti.

Gli stati europei si gettarono nell'avventura della guerra sottovalutandone completamente i costi economici ed umani. Essi affrontarono quasi con leggerezza la tragica avventura poiché pensavano a una guerra breve come quelle che si erano combattute nell'800 (Guglielmo II ebbe a pronunciare le celebri parole: "Entro Natale saremo tutti a casa"). Anzi ritenevano che la potenza delle nuove armi avrebbero ancora di più accelerato i tempi della conclusione. 

Altro errore di prospettiva fu quello di pensare che la supremazia in Europa avrebbe avuto di conseguenza il dominio sul mondo, ma questo calcolo ignorava la nascita di due nuove superpotenze: gli USA e il Giappone, le quali uscirono fortemente rafforzate dal conflitto, mentre l'Europa ne uscì gravemente indebolita sia per le perdite umane che per i costi economici.

Si immaginava, infine, questa guerra come le altre precedenti, con vittime, costi e conseguenze gravi, ma in qualche modo limitate e prevedibili: con dei vincitori che avrebbero acquistato nuovi territori e maggiori mercati e degli sconfitti che li avrebbero perduti.


5. Interventismo e Neutralismo in Italia

La maggior parte degli Italiani era per non entrare in guerra a fianco degli Austriaci che occupavano ancora i territori di Trento e Trieste.

Predominante era in Italia il partito dei neutralisti

  • I cattolici, guidati da Benedetto XV
  • I socialisti di Turati che sostenevano che la guerra era un affare tra capitalisti che lottavano per il predominio imperialista dell'Europa, mentre i proletari di tutto il mondo dovevano sentirsi fratelli. 
  • Giolitti, che poco tempo prima aveva lasciato la presidenza del consiglio, si era impegnato per mantenere la neutralità italiana. Egli era sicuro che gran parte del territorio italiano ancora occupato dall'Austria ("parecchio", come lui stesso affermò) poteva essere ottenuto mediante trattative diplomatiche. 

Le forze interne ed esterne che spingevano l'Italia verso la guerra erano però molto forti:

  • La grande industria vedeva nella guerra un'occasione unica e grandiosa di espansione economica grazie alle forniture per l'esercito. I maggiori quotidiani italiani cavalcavano le tesi dei nazionalisti e attaccavano in maniera violenta i neutralisti fino a definire traditore Giolitti
  • Molte manifestazioni di piazza si svolgevano a favore della guerra e molti interventisti tra cui Gabriele D'Annunzio vi pronunciavano infuocati discorsi patriottici indicando la guerra come una sorta di Quarta Guerra di Indipendenza, necessaria a forgiare lo spirito degli italiani. 
  • Anche alcuni esponenti democratici ritenevano che fosse necessario entrare in guerra per fermare l'espansionismo della Germania
  • Anche dall'estero le spinte non mancavano: l'Italia importava il 90% del suo carbone dall'Inghilterra e dipendeva da Inghilterra e Francia anche per altre importanti materie prime: questo era un formidabile strumento di pressione nelle mani dell'Intesa. 
Nel mese di aprile 1915 il governo italiano firmò a Londra un patto segreto nel quale l'Italia s'impegnava ad entrare in guerra con Francia e Inghilterra. I giornali sottovalutavano i costi e le conseguenze della guerra. Durante il mese di maggio la propaganda interventista fu talmente calorosa che D'Annunzio parò delle "radiosi giornate di maggio".

Il re (Vittorio Emanuele III) era decisamente favorevole alla guerra. Il Parlamento, ancora contrario, fu praticamente obbligato ad approvare il patto di Londra. Il 24 maggio 1915 anche l'Italia entrò in guerra a fianco dell'Intesa.

Anche gli Italiani furono bloccati in una guerra di trincea contrassegnata da lunghe pause alternate ad assalti ferocissimi e inutili che comportavano ogni volta migliaia di vittime.
Il solo risultato positivo si ebbe nel mese di agosto 1916 con la conquista di Gorizia.

Nel solo primo anno di guerra gli Italiani persero 250.000 uomini tra morti, feriti e dispersi.


6. 1916

La guerra di trincea rendeva obbligatori fronti lunghi migliaia di chilometri che occupavano milioni di combattenti. Tutti gli stati belligeranti furono costretti ad adottare l'arruolamento obbligatorio. Milioni di donne furono impiegate nelle fabbriche addette alla produzione di materiale militare. 

Le due grandi e sanguinosissime battaglie combattute in Francia intorno alla fortezza di Verdun e sulla Somme non servirono a far avanzare di un metro le linee dei contendenti. Avviene l'esordio, ancora non decisivo per gli esiti della guerra, di nuove armi: gli aerei, i carri armati, i gas e i lanciafiamme. Gli aerei inizialmente combattevano tra loro e mitragliavano le trincee dall'alto, rarissimamente bombardarono le città.

Gli inglesi, con la loro lotta, bloccavano i porti tedeschi per impedire i rifornimenti. Una sola battaglia navale fu combattuta nel 1916 tra la flotta inglese e quella tedesca.  I tedeschi furono pesantemente danneggiati dal blocco navale inglese. Dopo la battaglia dello Jutland i tedeschi combatterono la guerra sui mari solo con i sottomarini e con le navi corsare. Vittime di questi sottomarini furono le navi di rifornimenti provenienti dagli USA e destinati all'Inghilterra. Questo sarà uno dei motivi che alla lunga provocherà l'intervento diretto degli Stati Uniti nella guerra.

Nel 1916 i Socialisti rimasti contrari alla guerra (pochi in realtà) si riunirono a Zimmerwald (in Svizzera) per decidere cosa fare nei confronti della guerra e due ali si distinsero:

  • I fautori di una pace senza annessioni (la maggioranza)
  • Coloro che erano per la trasformazione della guerra in una rivoluzione (tra i principali assertori c'era Lenin, futuro leader della Rivoluzione Russa)



7. 1917

Nel 1917 l'orrendo macello era ormai sotto gli occhi di tutti e non si vedevano sbocchi. Niente poteva giustificare tante stragi e sofferenze. Il Papa Benedetto XV continuava a lanciare appelli per la pace e per far finire la guerra, definita vergogna dell'Umanità. La popolazione europea era stanca per la fame e le sofferenze, inoltre aveva visto le migliaia di profughi tornato a casa orrendamente mutilati. 

Mancavano i contadini nei campi e gli operai nelle fabbriche, le donne, i vecchi e i bambini dovevano occuparsi di tutto. Non c'era una famiglia che non lamentasse qualche vittima della guerra. 

Al malcontento dei familiari dei soldati si univa il morale bassissimo di questi ultimi che trascorrevano il tempo nell'attesa di sanguinosi assalti di cui non si scorgeva lo scopo visto che non ottenevano alcun risultato. Numerosi furono gli episodi di diserzione, di automutilazione e di ammutinamento, molti giovani richiamati si rendevano colpevoli di renitenza alla leva. Numerosi furono i processi e le fucilazioni di militari. 

In Russia, nella primavera del '17 scoppiarono diverse rivolte che costrinsero lo Zar Nicola II all'abdicazione. L'esercito stanco e sfiduciato si sfaldava, i soldati a milioni tornavano a casa. Il partito bolscevico di Lenin prendeva il potere e Lenin firmava l'armistizio di Brest-Litovsk (dicembre 1917) e poi il trattato di pace con la Germania (marzo 1918). La Russia usciva così dal conflitto perdendo Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia.

Il ritiro della Russia sembrava aver dato un duro colpo alle speranze di vittoria del fronte anglo-francese-italiano. Germania e Austria riversarono contro il fronte francese e quello italiano le truppe rese libere dal disimpegno della Russia. A questo punto avviene l'ingresso decisivo nel conflitto degli Stati Uniti d'America. Gli Americani erano rimasti molto colpiti dagli affondamenti delle navi civili operate dai tedeschi e in particolare dall'affondamento del transatlantico Lusitania che aveva provocato la morte di 124 cittadini americani. Nel mese di aprile del 1917 il governo USA dichiarò guerra alla Germania: questo comportò l'arrivo in Europa non solo di truppe fresche, ma di viveri, materiali, prestiti.

Il comando Austriaco scaglia contro gli Italiani le truppe che tornavano dal fronte orientale. L'attacco sfondò lo schieramento italiano a Caporetto tra il 24 e il 30 ottobre 1917. Tutto il fronte italiano dovette ritirarsi per evitare che parte delle truppe rimanessero accerchiate o isolate. Tale ritirata, non essendo stata programmata, si trasformò in una disfatta. Furono perse intere divisioni e una quantità ingente di materiali. Migliaia furono i profughi civili costretti ad abbandonare le loro case. Il generale Armando Diaz sostituì il generale Cadorna, a Roma fu costituito un governo di solidarietà nazionale presieduto da Vittorio Emanuele Orlando. L'intero parlamento appoggiò questo governo, l'esercito fu riorganizzato rapidamente, l'avanzata austriaca fu bloccata sul Piave.



8. La vittoria

Dal punto di vista esclusivamente militare le cose per Austria e Geramnia non andavano male: le truppe austriache erano avanzate fino al Piave, la Russia si era ritirata con gravi perdete territorili, il fronte occidentale era fermo. Ma era dal punto di vista delle risorse che Austria e Germania non ce la facevano più: le campagne erano state abbandonate, le materie prime mancavano, il razionamento alimentare aveva colpito anche le truppe. Senza viveri e rifornimenti Austriaci e Tedeschi furono costretti alla resa. 

Nella primavera del 1918 gli imperi centrali fecero un ultimo, disperato tentativo di rovesciare il destino della guerra. In Francia l'esercito tedesco riusci a raggiungere nuovamente la Marna, ma furono respinti definitivamente dalle truppe francesi e americane oltre che da cannoni, carri armati, aerei.

L'esercito Italiano respinse gli attacchi austriaci e ottenne la vittoria decisiva a Vittorio Veneto. Proseguirono verso Trento e Trieste dove entrarono il 3 novembre. Il 4 Novembre fu firmato l'armistizio con l'Austria. L'11 Novembre la Germania chiese la pace. L'imperatore tedesco e quello austriaco furono costretti ad abdicare da violente rivolte popolari.


9. I trattati di pace e i 14 punti di Wilson

Nel gennaio del 1918, dieci mesi circa prima della fine della Prima Guerrra Mondiale, il presidente Americano Woodrow Wilson aveva stilato una lista di obiettivi che aveva chiamato i “Quattordici Punti di Wılson” (leggi ın antologia), otto dei quali parlavano specificatamente degli accordi territoriali e politici che avrebbero fatto seguito alla vittoria degli stati dell’Intesa Cordiale e che includevano il concetto di diritto all’autodeterminazione delle popolazioni europee e delle varie etnie che vivevano nel Vecchio Continente. 

Gli altri punti riguardavano invece come prevenire nuovi conflitti; l’ultimo, in particolare, proponeva la costituzione di una Lega delle Nazioni che avrebbe avuto il compito di mediare le controversie internazionali. Wilson sperava che la sua proposta potesse garantire una pace giusta e duratura, una “pace senza vittoria” che avrebbe messo fine alla “guerra per porre fine a tutte le guerre”.

La maggior parte dei rappresentanti della Germania che firmarono l’armistizio credevano che i Quattordici Punti avrebbero costituito la base del successivo trattato di pace; ma quando i capi di governo di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Italia si riunirono a Parigi per discutere i termini del trattato fu subito chiaro che le tre nazioni europee avevano ben altri piani in mente. Poiché la Germania era considerata la principale colpevole del conflitto, gli Alleati europei alla fine riuscirono ad imporle dei termini di pace molto onerosi.

Dopo le devastazioni causate dalla Prima Guerra Mondiale, le potenze occidentali vincitrici imposero alle nazioni sconfitte una serie di trattati molto duri. Tali trattati ridussero significativamente l’estensione del territorio nazionale delle Potenze Centrali (Germania, Austria-Ungheria, Impero Ottomano e Bulgaria) imponendo anche il pagamento di somme consistenti in risarcimento ai danni causati dalla guerra.

Poche volte, in passato, la geografia dell’Europa aveva subito un cambiamento così radicale: il primo, diretto risultato della guerra fu che i vari Imperi – Russo, Tedesco, Austro-Ungarico e Ottomano – cessarono di esistere. 

  • Il Trattato di Saint Germain-en-Laye, firmato il 10 settembre 1919, creò la Repubblica Austriaca, formata dalla regione di lingua tedesca dell’ex Impero Asburgico; quest’ultimo, inoltre, dovette cedere diversi territori ai nuovi stati creati in conseguenza della guerra, come la Cecoslovacchia, la Polonia e il Regno di Slovenia, Croazia e Serbia che nel 1929 sarebbe poi stato rinominato Jugoslavia. Inoltre, gli Austriaci dovettero cedere all’Italia il Sud Tirolo, Trieste, il Trentino e Istria, mentre la Romania ottenne la Bucovina. Un punto importante del trattato proibiva all’Austria di modificare da quel momento la sua nuova condizione di stato indipendente, impedendole, di conseguenza, l’eventuale unificazione con la Germania, un obiettivo da sempre perseguito dai “Pan-germanisti” e più tardi da Adolf Hitler e dal suo Partito Nazionalsocialista.
  • L’Ungheria, la seconda nazione della Duplice Monarchia, divenne a sua volta uno stato indipendente; inoltre, con il Trattato di Trianon (novembre 1920) l’Ungheria cedette la Transilvania alla Romania, la Slovacchia e la Rutenia subcarpatica al nuovo stato cecoslovacco e altri territori a quella che sarebbe poi diventata la Jugoslavia. 
  • L’Impero Ottomano firmò il Trattato di Sèvres il 10 agosto 1920, ponendo così fine alle ostilità con le potenze alleate; poco tempo dopo scoppiò la Guerra d’Indipendenza turca, a seguito della quale venne costituita la nuova Repubblica di Turchia che firmò, nel 1923, il Trattato di Losanna il quale annullava il precedente e, di fatto, smembrava il vecchio Impero Ottomano.
  • Il Trattato di Versailles, sottoposto ai Tedeschi per la firma il 7 maggio 1919, obbligava la Germania a cedere territori al Belgio (Eupen-Malmödy), alla Cecoslovacchia (il Distretto di Hultschin) e alla Polonia (Pozna, la Prussia occidentale e la Slesia Superiore). L’Alsazia e la Lorena, che nel 1871, dopo la guerra Franco-Prussiana, erano state annesse alla Germania, tornavano alla Francia. Tutte le colonie tedesche diventavano mandati sotto il controllo della Lega delle Nazioni, mentre Danzica, la cui popolazione contava un gran numero di cittadini di etnia tedesca, veniva dichiarata Città Libera. Il Trattato imponeva anche la demilitarizzazione e occupazione della Renania, nonché la creazione di uno statuto speciale per la regione della Saar, sotto il controllo della Francia. Il futuro di zone come lo Schleswig settentrionale, sul confine danese, e parte della Slesia Superiore doveva essere invece deciso tramite plebiscito. La parte più umiliante per la Germania sconfitta fu probabilmente costituita dall’Articolo 231, conosciuto come “clausola di colpevolezza”, che obbligava la nazione tedesca ad assumersi la totale responsabilità dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Di conseguenza, la Germania diventava anche responsabile di tutti i danni materiali causati dal conflitto, per i quali George Clemenceau, il primo ministro francese, insistette in modo particolare che si stabilissero enormi somme di risarcimento. Nonostante fosse evidente che la Germania molto probabilmente non sarebbe stata in grado di pagare un debito tanto imponente, Clemenceau e i Francesi temevano ancora una rapida ripresa della nazione tedesca e un’altra guerra contro la Francia. Di conseguenza, i Francesi cercarono di creare con il trattato un sistema che limitasse la possibilità per la Germania di riguadagnare la supremazia economica e di riarmarsi.
    L’esercito tedesco venne limitato a 100.000 unità e il servizio di leva fu eliminato.

    Il nuovo Governo democratico tedesco considerò il Trattato di Versailles una “pace imposta”. Nonostante la Francia - che aveva subito più danni materiali di ogni altra nazione del gruppo dei “Quattro Grandi” - avesse insistito per termini particolarmente duri, il trattato di pace in ultima analisi non riuscì a risolvere le controversie internazionali che avevano causato la Prima Guerra Mondiale. Al contrario, esso intralciò, di fatto, la cooperazione intra-europea e rese ancora più ampie le divisioni che avevano portato alla guerra. I terribili sacrifici e le perdite umane causate dal conflitto su entrambi i fronti ebbero un peso enorme non solo sugli sconfitti, ma anche sui combattenti dei paesi vincitori, come ad esempio l’Italia, i cui guadagni dopo la guerra sembrarono infinitesimali se paragonati al prezzo altissimo che la nazione aveva pagato in termini di danni materiali e di vite umane.

    La revisione del Trattato di Versailles divenne uno degli argomenti con i quali i partiti di estrema destra in Germania, incluso il Partito Nazista di Hitler, costruirono, negli anni Venti e Trenta, la propria credibilità di fronte agli elettori.