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Cartesio

Sito: Meta-Apprendisti
Corso: Apprendisti Filosofi
Libro: Cartesio
Stampato da: Utente ospite
Data: domenica, 28 aprile 2024, 16:27

1. Introduzione

Fondatore della filosofia moderna, influenzato dalla Nuova Scienza, non accetta la fondamenta dei predecessori e tenta di costruire un edificio ex-novo. Le fondamenta , infatti, sono già fortemente minate dalle scoperte scientifiche e dalle riflessioni di Galilei. Questo bisogno di cambiamento di una intera impalcatura filosofica e scientifica non accadeva dai tempi di Aristotele, sintomi questo di una rinnovata fiducia dell'uomo nelle sue capacità.

Cartesio si contraddistingue soprattutto per il suo stile: facile non pedantesco. Scrive rivolgendosi a tutti gli intelletti e non solo agli addetti ai lavori. Non scrive oltretutto come un maestro bensì come un esploratore.

Il problema principe che lo accompagna in tutta la sua ricerca sarà sull'affidabilità della conoscenza:

  • Cosa posso conoscere?
  • Su quale fondamento poggia il sapere?

Cartesio ha una visione ottimistica della filosofia: la conquista del sapere non è impossibile a patto che si osservino alcune regole, che elencherà nel suo Discorso sul metodo (1637)

2. Il metodo

Il Discorso sul metodo esce come introduzione a tre saggi di fisica e matematica e si pone il compito di trovare una giustificazione e un fondamento di ogni scienza, anche matematica.

Nel primo capitolo afferma:

Il buon senso è la cosa meglio distribuita al mondo

dove con "buon senso" intende la capacità di giudicare (ovvero distinguere il vero dal falso)

ma non tutti ne fanno buon uso e chi non lo fa è solo perché non ha un buon metodo.

Arrivare a conclusioni diverse rispetto ai medesimi problemi significa aver seguito strade (e metodi) diversi.

Non importa quindi quanta intelligenza si abbia, l'importante è saperla applicare bene.

Cartesio racconta di essere uscito da uno dei migliori collegi gesuiti del suo tempo (La Fleche) ma uscito da lì numerosissimi sono stati i suoi dubbi sulla conoscenza acquisita. Guarda quindi con favore alla matematica e alla geometria perché, afferma, dotate evidentemente di un ottimo metodo che procede su basi solide lasciando niente all'incertezza.

Le regole del metodo che deduce da queste scienze sono quindi queste:

  1. Evidenza. Vere sono solo le idee chiare e distinte, quelle di cui non si può avere il minimo dubbio. Tutto ciò che può essere messo in dubbio deve essere rifiutato
  2. Analisi. Dividere un problema in parti elementare, fino a renderle evidenti
  3. Sintesi. Riunire le singole parti a ricostruire il problema di partenza
  4. Enumerazione. Controllo del procedimento effettuato per non tralasciare niente delle singole parti.

La prima regola evidenzia la sproporzione che esiste tra il nostro intelletto (finito) e la nostra volontà (infinita), sproporzione che è la prima causa dei nostri errori.

3. Res Cogitans

La ricerca della prima idea chiara e distinta sarà la ricerca del primo mattone su cui costruire tutto il nuovo edificio della conoscenza.

La prima regola del metodo dice che si deve rifiutare ogni idea che possa anche solo essere messa in dubbio. Viene quindi applicato quello che Cartesio chiama Dubbio metodico.

Ci si accorge presto, afferma Cartesio, che quasi tutte le idee sono siffatte: tutte le idee che vengono dall'esperienza, ad esempio, possono essere dubitate perché a volte i sensi ingannano e quindi possono farlo sempre. 

Cartesio allora si interroga sulle idee matematiche, quelle che non vengono dall'esperienza e che apparentemente sembrano indubitabili. Ma qui Cartesio fa una operazione ancora più analitica: chi mi garantisce che quando faccia una operazione matematica non vi sia una sorta di genio maligno che mi inganna anche quando faccia dei semplici calcoli? Questo dubbio è quello che si chiama dubbio iperbolico. Di fronte all'applicazione di questo dubbio nessuna conoscenza evidente sembra possibile.

Ma la soluzione c'è ed è oltre che gnoseologica anche esistenziale: anche se dubito di tutto di una cosa non posso dubitare e cioè del fatto che sto dubitando. L'atto del dubbio è una certezza, da cui la celebre massima:

  • Cogito (penso)
  • Ergo Sum (dunque sono)

Oppure IO PENSO -> IO ESISTO e in particolare esisto come COSA PENSANTE (RES COGITANS)

4. Dio

Quando una idea è chiara? Quando può essere separata da ogni altra e definita in se stessa.

Ci sono altre idee oltre al cogito?

Cartesio analizza i contenuti della res cogitans e individua tre tipi di idee:

  • Avventizie: che derivano dagli oggetti esterni
  • Fattizie: rielaborazioni dell'immaginazione
  • Innate: che trovo in me stesso ma che non posso aver creato da solo

Tra le idee innate c'è quella di Dio, ovvero l'idea di un essere perfetto che non posso aver creato a solo  in quanto l'idea di perfezione non può venire dall'esperienza né da me stesso in quando non sono perfetto.

Dio quindi è la seconda certezza e per definizione di idea chiara e distinta è anche la seconda sostanza che Cartesio trova.

La conoscenza di Dio sarà anche la chiave per uscire dal solipsismo e riconoscere l'oggettiva esistenza del mondo, in quanto:

  • Se Dio è perfetto non mi può ingannare
  • Da Dio deriva la nostra capacità di giudicare, quindi vero tutto ciò che è chiaro e distinto
  • L'errore quindi non nasce dall'intelletto ma solo dalla nostra volontà di giudicare anche cosa non è chiaro.

Qualche critico ha fatto notare che il passaggio dal Cogito a Dio presenta un problema di circolo vizioso in quanto siamo partiti da un'idea chiara e distinta per arrivare a Dio che poi diventa il fondamento di quella stessa Idea.

5. Res Extensa

Dopo le prime due certezze, dunque, la terza: il mondo esterno. 

Ma cosa posso conoscere del mondo esterno: ovviamente solo ciò che è chiaro e distinto e questo non può essere quello che percepisco con i sensi (l'unica cosa evidente è l'esistenza della percezione stessa, quindi l'esistenza di quel mondo). Ma se dei contenuti della percezione prescindiamo da tutte le caratteristiche sensibili, cosa resta? Solo l'estensione che è invece una visione della mente.

Quindi:

  1. Per quanto sia importante l'osservazione a scienza si ottiene con l'intelligenza
  2. Poiché le qualità di un oggetto mutano, oggetto della scienza è solo l'estensione (la forma geometrica)

Il mondo dunque è res extensa (contrapposta alla res cogitans): coincidenza della materia con l'estensione (assenza del vuoto), quindi i singoli corpi sono solo parti di essa e quello che vedono i sensi è solo la variazione della forma data dal movimento dei corpi.

Tutta la scienza di Cartesio è ridotta a due principi che danno la struttura formale dell'universo:

  1. Materia inerte
  2. Quantità di moto costante

e tre leggi:

  1. Inerzia
  2. Moto rettilineo
  3. Conservazione del moto

Tali leggi garantiscono ordine e stabilità e rendono impossibile conoscere la causa finale.

Questa visione della natura prende il nome di meccanicismo: ogni corpo appartiene a una grande macchina priva di anima.

6. Dualismo mente-corpo

Le due sostanza scoperte da Cartesio presentano caratteristiche opposte e inconciliabili:

  • La mente è libera
  • Il corpo no, è soggetto a leggi meccaniche

Come può dunque una mente controllare un corpo? La mente dovrebbe essere indipendente dai movimenti fisiologici del cervello.

Cartesio cerca una possibile interazione e la trova nella ghiandola pineale ma la risposta è ovviamente poco soddisfacente. Quello che conta, secondo lui, è che questa interazione è possibile perché spiegano:

  • Sia la capacità di controllo da parte della mente sul corpo (funzione attiva)
  • Sia la capacità di pensare ciò che i sensi percepiscono e di subire quindi delle passioni (funzioni passiva)