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Locke

1. La ragione limitata

Quando si parla di empirismo, quasi universalmente la figura del padre di questa corrente viene identificata con Locke.

Locke non è il primo empirista della storia (l'idea che la conoscenza parta - e finisca - con l'esperienza è vecchia quanto la filosofia) ma è sicuramente uno tra coloro che l'ha espressa meglio e, soprattutto, si è interrogato sul perché l'unica conoscenza possibile è quella data dai sensi.

Nell'introduzione al suo testo più conosciuto, Trattato sull'intelletto umano, Locke racconta di una notte passata con degli amici a parlare di Dio. Dopo una notte di chiacchiere, la mattina seguente, si rende conto di non essere arrivato a nulla, di non aver avanzato nemmeno di un poco la conoscenza su quell'argomento, arrivando all'amara conclusione che vi sono delle conoscenze che vanno al di là delle capacità della ragione e che quindi essa è limitata.

Imparare a conoscere i limiti della ragione significa evitare molti errori e soprattutto imparare come, entro questi limiti, la ragione funziona.

Indubbiamente l'avversario di Locke, principalmente, è Cartesio, al quale comunque deve molto. Per Cartesio la ragione era unica ed illimitata (la res cogitans) e il problema dell'errore era solo un problema di metodo. Per Locke la ragione, come detto, è limitata e l'errore era dato dall'uscire da questi limiti.

Quale è il limite della ragione. Per Locke la risposta è semplice: l'esperienza, da cui la celebre massima:

nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu.

Quindi anche Locke indaga i contenuti della ragione, le idee, e per prima cosa esclude l'esistenza delle idee innate. Partendo infatti dall'affermazione di Cartesio che le idee sono ciò che si trova cosciente nella mente, se le idee innate esistessero sarebbero coscienti in tutti gli uomini. Poiché questo non è vero, queste idee decadono per loro stessa definizione. 

Non resta che analizzare le uniche idee possibili pensabili dalla mente: le avventizie e le fattizie (che Locke chiama idee semplici e complesse) e mostrare come essere sono acquisite, elaborate e come esse possono produrre conoscenza. 

Questo è il compito che Locke si dà nel Trattato.