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Eraclito di Samo

Il tutto, nel suo essere Intero è sia G che ¬G, ovvero Identità degli Opposti e questa è una importante proprietà dell’archè, determinata da Eraclito.

Sito: Meta-Apprendisti
Corso: Apprendisti Filosofi
Libro: Eraclito di Samo
Stampato da: Utente ospite
Data: lunedì, 29 aprile 2024, 10:38

1. Il Logos

Eraclito era anche detto l’Oscuro perché il suo pensiero è esposto in una serie di aforismi non immediatamente chiari ad una prima lettura. Questo sembra rispondere ad una sua scelta: chi è in grado di capire, sembra dire, giunge alla verità da solo e non ha bisogno del mio aiuto; viceversa chi ha bisogno di sapere la verità da me, non capirà niente.

Ascoltando non me, ma il lógos, è saggio convenire che tutto è uno. [50 Diels-Kranz ]

Dunque non bisogna ascoltare Eraclito, ma il Logos.

Logos in greco significa molte cose, in Eraclito almeno tre: ordine, ragione, linguaggio.

C’è un ordine nel cosmo che è possibile cogliere solo con la ragione (che è una, uguale per tutti, così come l’ordine è uno) e del quale solo è possibile esprimere la verità necessaria.

Che il logos sia uno lo dice in questo frammento:

Ma pur essendo questo lógos comune, la maggior parte degli uomini vive come se avesse una propria e particolare saggezza. [2 Diels-Kranz ]


Che aggiunge che chi non giunge ad una verità comune, l’unica possibile che esprime verità sull’ordine cosmico, è perché non usa il logos ma una sua particolare saggezza (che qui equivale a esperienza, quindi uso dei sensi).

2. Panta Rei

Eraclito è certo conosciuto per il suo celebre Panta Rei (tutto scorre) con il quale afferma che nella Natura (physis) niente resta uguale a se stesso ma tutto cambia incessantemente e di conseguenza di niente è possibile esprimere verità che non sia destinata a diventare falsa. Da questa affermazione rimanda a due conclusioni:

  • Il fatto che tutto cambia mostra una verità che non cambia: “Il fatto che tutto cambia”, questa resta vera

  • Il tutto come totalità non cambia, quindi il cambiamento risulta tale solo se il tutto lo vediamo da particolari punti di vista (i cosiddetti opposti) e non nella sua totalità.

Questa seconda affermazione la deduciamo da questo frammento:

Una e la stessa è la via all'in sù e la via all'in giù. [60 Diels-Kranz ]

 

3. Dimostrazione dell’esistenza e dell’unicità del Logos

Fino adesso siamo andati alla ricerca dell’Archè come qualcosa che regola il Cosmo (il Tutto ordinato) e permette di giudicarlo affermando verità quindi necessarie. Ma esiste questo Archè? La domanda non è scontata! Proponiamo qui una semplice, o meglio, semplificata possibile  dimostrazione (per assurdo e per casi) dell’esistenza dell’Arché, partendo dalla sua unicità.

L’affermazione da dimostrare è “l’Archè è uno”.

Affermiamo per assurdo che sia falsa, ovvero che sia vera la sua negazione: “L’arché non è uno”.

Affermare questo significa affermare due possibili conseguenze:

  1. L’Arché è meno di uno (ovvero è zero, cioè non esiste).

  2. L’Arché è più di uno (ad es. sono due).

Si mostra che entrambe le affermazioni portano a contraddizione o a conferma dell’ipotesi negata. Il caso più interessante, per noi adesso, è il primo, ma per completezza li mostriamo entrambi.

  1. Affermare che l’Arché non esiste significa affermare che non esiste una legge e quindi un ordine. L’inesistenza di un ordine significa però Caos e del Caos come è possibile affermare alcunché? Del Caos non si può parlare, tantomeno cercarne un ordine. Quindi, per contrapposizione, se posso cercare un ordine, allora non esiste il caos. Tradotto in termini di rapporto tra realtà e linguaggio: l’esistenza dell’ordine è garantito dal fatto che ne posso parlare. E un ordine è garantito da una legge, e questa è l’Archè.

  2. Dire che esistono due Arché significa affermare tre possibilità

    1. Da essi deriva lo stesso ordine: allora sono lo stesso Arché (due nomi, sul piano del linguaggio, per lo stesso significato sul piano della realtà);

    2. Da essi derivano ordini diversi che sul piano della verità non cadono in contraddizione: questo è possibile solo se parlano di enti diversi, ovvero porzioni del Tutto non coincidenti. Ma questo contraddice la definizione di Arché, che parla del Tutto;

    3. Parlano entrambi del Tutto e danno spiegazioni diverse cadendo in contraddizione: questo significa che non è possibile dare una spiegazione dell’ordine cosmico e quindi è come non avere nessun Arché, il che cade in contraddizione con il caso (1).