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Italia post-unitaria

Sito: Meta-Apprendisti
Corso: Apprendisti Storici
Libro: Italia post-unitaria
Stampato da: Utente ospite
Data: giovedì, 2 maggio 2024, 22:37

1. Destra Storica

Destra Storica: 1861-1876

Eredi di Cavour, moderati appartenenti alla Aristocrazia terriera (contrapposta alla Sinistra Storica rappresentante invece della borghesia industriale e cittadina).

Sia Destra sia Sinistra sono liberali ed eletti da pochi italiani: Maschi, >25 anni, non analfabeti e con più di 40 lire di imposte annue, ovvero 400mila individui, il 2% della popolazione, il 7% di quella maschile.

Destra e Sinistra NON sono partiti e le elezioni erano uninominali che favorivano duelli tra individualità.

Dopo Cavour, il barone Bettino Ricasoli (1861): quale assetto dare allo Stato? Centrato o decentrato? Si opta per lo stato centralizzato, da cui il nome piemontesizzazione: Italia divisa in province (con prefetto) e comuni (con sindaci nominati dal governo).

L'unificazione viene vista come una conquista, quindi non si apre una costituente ma si applica lo Statuto Albertino.

Imposte la leva militare e la leva scolastica che già provocano molti malumore accompagnati dall'introduzione di pesanti tasse. Numerose rivolte sociali portano al fenomeno del brigantaggio: indivudui, famiglie, villaggi, ex soldati borbonici e anche ex garibaldini si rivoltano dano origine ad azioni di guerriglia contro uno Stato visto come nemico. La rivolta dura dal 1860 al 1865. La represssione si disinteressa totalmente delle cause e porta alla Legge Pica: una legge marziale che reprime con la legge marziale i rivoltosi anche solo se sospettati come tali.

All'indomani dell'unificazione l'economia italiana è fortemente arretrata e le spese di guerra hanno portato il bilancio in rosso. Per riattivarla si applica la ricetta del libero scambio (applicando i dazi piemontesi a tutto il paese) e una forte politica fiscale con lo scopo di raggiungere il pareggio del bilancio affidata a Quintino Sella la cui ricetta fu: 

  • vendita delle terre ecclesiastiche al maggior offerente, ottenendo la maggiore diffusione del latifondo (e tradendo le speranze di una riforma agraria)
  • introduzione della tassa sul macinato (1868) che porterà a una tremenda ribellione con la repressione di Cadorna che provoca 257 morti.

il16 marzo Minghetti annuncia il raggiungimento del pareggio del bilancio. Il paese è spremuto.

Il 18 marzo cade il governo.

2. Sinistra Storica

Il 25 marzo viene affidato dal re (Vittorio Emanuele II) incarico a Depretis, esponente della Sx storica.

Il paese ha bisogno di grandi e coraggiose riforme di cui la dx storica era incapace.

Depretis resta al governo fino al 1887 e si fa carico di 4 importanti riforme, tutte molto costose che aumentano il deficit:

  1. abolizione tassa sul macinato (1884)
  2. decentramento amministrazione
  3. riforma Coppino per la scuola (obbligo scolastico a 9 anni, asili e scuole serali)
  4. allargamento del suffragio: 21 anni; 2°elementare; 20 lire di imposte annue

Con la riforma del suffragio voteranno 2 milioni di persone che porta alla vittora della sinistra storica (ma anche della sinistra vera e propria con l'entrata in parlamento del primo socialista della storia: Costa).

Anche la Destra ottiene buoni risultati che porta Depretis, allo scopo di arginare gli estremismi, di creare un grande centro con i voti sia di destra che di sinistra (trasformismo).  Il centro cambia formazione a seconda della legge e questo porta a frequenti casi di corruzione da parte della classe politica.

Negli anni '70 nascono i grandi poli industriali Pirelli, Terni e Breda ma il settore trainante e sempre quello dell'agricoltura che entra in grave crisi, negli anni 80, con l'invasione dei cereali degli USA. Si chiedono maggiori protezioni doganali (protezionismo).

Il protezionismo favorisce l'industria ma aumenta i prezzi, i conflitti sociali e le emigrazioni e diminuisce le esportazioni e gli investimenti stranieri.

Quando nel 1881 la Francia occupa la Tunisia (con grande delusione italiana), l'Italia sposta il suo asse verso la Germania di Bismark allo scopo di creare una allenza commerciale (Triplice Alleanza) che farà ottenere investimenti di capitali tedeschi necessari per il sistema bancario e le industrie. Nell'alleanza si trova però anche l'Austria, che possiede le terre irredente (Friuli e Trentino),

Depretis tenta nel 1885 l'avventura coloniale in Etiopia dove subira il massacro di Dogali e la fine del suo governo.

Nel 1887 nasce il super governi di Crispi. Super perché capo del governo ma anche min. esteri e interni insieme, con la benedizione di Umberto I (re dal 1878).

Da ferventi mazziniano a monarchico autoritario:

1888: maggiore decentralizzazione con l'introduzione dei sindaci eletti (nei comuni con più di 10mila abitanti) ma più potere ai prefetti delle province;

1889: Legge Zanardelli che abolisce la pena di morte; ma meno diritti sindacali e più polizia.

Aggressiva politica coloniale: firma con Menelik, il negus di Etiopia il trattato di Uccialli che gli garantisce possdimenti in Eritrea e un protettorato su Etiopia e Somalia (ma nella versione in amarico si parla di "amicizia" e non protettorato).

La politica estera di Crispi è molto cara e lo porta alla minoranza in parlamento nel 1892 e viene nominato capo del governo Giolitti. Durante il primo governo Giolitti scoppia il caso di Fasci siciliani (meno tasse e più terra), rivolta sociale che Giolitti sceglie di non reprimere nel sangue perché riteneva che queste rivolte andassero comprese nelle cause, e non represse. La sua politica non piacque molto al re. Nel 1893 il suo governo cade a causa dello scandalo della Banca Romana (fece uso di denaro pubblico quando era ministro del Tesoro di Crispi per una sua campagna elettorale?)

Nel 1893 torna Crispi che manda in Sicilia 50mila uomini a soffocare la rivolta nel sangue (cosa che porta alla nascita del partito socialista italiano) mentre in Etiopia chiede il rispetto del trattato ma al rifiuto di Menelik invade il paese dove rimedia la sconfitta di Adua e 7000 morti.

Nel 1896 le sue dimissioni.

3. Crisi di Fine Secolo

Nel 1896 il nuovo capo del governi, Rudinì, firma il trattato di Addis Abeda (che rinuncia all'Etiopia ma vede riconosciuti possedimento in Somalia).

Sono anni di crisi economica terrribile che porteranno nel 1898 al blocco delle importazioni USA e alla crisi alimentare che ne segue. Le rivolte sociali vengono represse nel sangue anche facendo uso dei cannoni (come a Milano, il 6 maggio, con Bava Beccaris, il quale fu insignito di medaglia dal re).

Rudinì si dimette e passa il governo a Pelloux (meno libertà di stampa e repressione).

Alle elezioni del 1900 avanza la sinistra socialista e il 29 luglio, l'anarchico pratese emigrato in New Jersey, Gaetano Bresci uccide Umberto I a Monza.

Il successore, Vittorio Emanuele III, dà il governo a Zanardelli affiancato da Giolitti. Inizia l'era giolittiana.