Stampa libroStampa libro

Nietzsche

Sito: Meta-Apprendisti
Corso: Apprendisti Filosofi
Libro: Nietzsche
Stampato da: Utente ospite
Data: domenica, 5 maggio 2024, 10:56

1. L'epoca tragica dei greci

Interprete più acuto della crisi della civiltà occidentale. Dopo l'ottimismo idealistico e positivistico, N. coglie l'incertezza e la sfiducia dell'uomo nell'epoca della scienza.

La scienza non riesce a cogliere la vera realtà del mondo. Ciò che appare non coincide con l'essenza delle cose. La Ragione non coglie il senso della vita e molto dell'esperienza sfugge alla logica. Compito della filosofia sarà dunque quello di mettere a nudo l'incostistenza dei miti e delle ideologie su cui si fonda la civiltà occidentale.

Solo l'arte e la musica ci mettono in sintonia con la vita.

Quando inizia la crisi? In "Nascita della tragedia" la fa risalire a Socrate: visione razionalistica del mondo e inizio dell'intellettualismo filosofico (impulsi vitali sottomessi alla ragione). Tramite la dialettica l'illusione di cogliere le radici dell'essere.

Nella mentalità occidentale prevale un principio che chiama Apollineo: divinità solare, Dio dell'ordine e delle arti plastiche.

Ma non l'unico principio, l'altro è il Dionisiaco: impulso vitale dell'uomo, enegia caotica e irrazionale (la vita che si afferma).

I due principi, per N., sono fusi insieme nella tragedia di Eschilo e Sofocle. Dionisiaco: il coro e la musica; Apollineo: l'eroe. Con Euripide so compie per la tragedia quello che Socrate è stato per la filosofia: la vittoria del razionalismo sull'irrazionalismo dionisiaco.

Senza l'arte, il caos dell'esistenza non ha senso ma l'arte ha bisogno di vivere fino in fondo il dramma della vita. N. crede che per uscire dalla decadenza si debba far rinascere lo spirito della tragedia greca e crede sia possibile grazie a Wagner. Questo fino al 1878 poi si convince che questo ritorno sia impossibile e che sia meglio portare la tendenza nichilista a compimento e questo diventerà il nuovo obiettivo della sua filosofia.

2. Inattuali

Con lo sguardo rivolto alla Grecia antica, Nietzsche si sente alieno al mondo moderno, erede dell'ottimismo socratico, e intraprende una battaglia contro il presente e la sua mancanza di vera cultura, scrivendo le "Considerazioni inattuali"

Inattuali poichè enunciano tesi contrastanti con i valori dominanti e operano per costruire un nuovo futuro, anzichè per avere successo nell'immediato e conquistare l'attualità.

Così dice Nietzsche a proposito delle "Considerazioni inattuali" nella propria autobiografia, "Ecce homo": 

"Sono scritti sostanzialmente polemici. [...] Il primo assalto (1873) fu diretto contro la cultura tedesca che già allora consideravo con un disprezzo senza limiti. Senza senso, senza sostanza, senza scopo: una semplice opinione pubblica. [...] La seconda considerazione inattuale (1874) mette in luce ciò che vi é di pericoloso, ciò che corrode e avvelena la vita nel nostro modo di coltivare la scienza: la vita, malata a causa di questo congegno, di questo meccanismo privo di personalità, a causa dell'impersonalità del lavoratore e della falsa economia nella divisione del lavoro. Il fine: la cultura, va perduto; il mezzo: il movimento scientifico moderno, ne é barbarizzato. [...] Nella terza e nella quarta Considerazione inattuale, come indici di un concetto superiore di cultura, del ristabilimento del concetto di cultura, sono opposti due casi di egoismo, di educazione di se stessi, due tipi per eccellenza fuori dal loro tempo, pieni di sovrano disprezzo per tutto ciò che intorno a loro si chiamava impero, cultura, cristianesimo, Bismarck, successo; dico Schopenhauer e Wagner, oppure, con una parola sola, Nietzsche."

Nel secondo, dal titolo Sull'utilità e il danno della storia per la vita tratta del sapere storico, Nietzsche sostiene che i fatti in sé sono stupidi: occorre l'interpretazione. Sono le teorie ad essere intelligenti. Il senso della storia è spesso nemico della vita, perchè ci rende schiavi del passato, passivi. Ne consegue una sfiducia nella propria capacità creativa, e il formarsi di una pura erudizione da enciclopedie ambulanti, che annulla la personalità: "nessuno osa più esporre se stesso, ma ciascuno prende la maschera di uomo colto, di dotto, di poeta". Si diventa così "uomini che non vedono quello che anche un bambino vede". In particolare riconosce che: 

  • la storia archeologica si ferma al mediocre, si attarda ad ammirare il passato, anche nei suoi aspetti mediocri e meschini, 
  • per giustificare la presente mediocrità la storia monumentale cerca nel passato esempi e modelli positivi, che mancano nel presente, onde poter guardare al futuro con sicurezza che ciò che è stato possibile in passato lo sarà ancora 
  • solo la storia critica è davvero positiva, in quanto non si limita a favorire l'imitazione del passato, anche eroico, ma lo vuole superare. 

L' oblio per Nietzsche é necessario alla vita: per poter vivere nel presente, bisogna poter dimenticare il passato, che altrimenti ci sovrasterebbe e paralizzerebbe. Questo non significa che la storia, fondata sulla memoria del passato, sia inevitabilmente sempre perniciosa: la cosa importante é ricordare nel momento giusto e nella misura adeguata. La storia deve quindi essere posta al servizio della vita, non viceversa: il tema della vita e del suo primato su qualsiasi altra cosa é il filo che lega l'intera produzione nietzscheana. 

Lo Schopenhauer della "Terza Inattuale" ("Schopenhauer educatore") è tutto nietzscheano: è uno Schopenhauer ridotto al sistema nervoso della volontà che scatta negl'impulsi lucidi di Nietzsche. Schopenhauer educa Nietzsche creando la coscienza individuale. Educare vuol dire rivelare la personalità del discepolo. Autobiografica, questa Terza Inattuale ci chiarifica la potenza, veramente geniale, di Nietzsche che interpreta soggettivamente Schopenhauer, cercando in lui la soluzione di problemi propri. Contro l'educazione e la coltura contemporanee vibra Nietzsche i suoi attacchi violenti. Si può parlare di "alchimia psicologica", a questo riguardo? Comunque, anche il Castiglioni nel suo lucido saggio ammette la giustezza nietzscheana della concezione etica del genio. Del quale si celebra, dionisiacamente, l'apoteosi nella Quarta Inattuale. L'eroe è glorificato in Riccardo Wagner a Bayreuth. Il mito wagneriano è ardente di ispirazione prometea. Wagner è chi afferma Dioniso. L'antitesi Dioniso-Apollo si riflette tragicamente anche in Wagner. L'irrazionale avvampa di ragione intima, misteriosa. Anche Wagner, come Prometeo, è plasmatore di uomini tragici che superano l'umanità.


3. Dio è morto

1882: La Gaia Scienza

Apollo ha trionfato su Dioniso e compito del filosofo è demistificare.

Quando la scienza è raggiunta, i valori crollano e si cade nel nichilismo: dove prima c'era Dio (la consolazione degli uomini) ora c'è il vuoto.

Il tema dominante dell'opera: "la sfera della conoscenza deve essere unita a quella della gioia". Egli polemizza contro i filosofi che, da Platone in poi, hanno congiunto la conoscenza con la repressione degli istinti naturali, con l'astrazione dal mondo sensibile o addirittura con la condanna dell'esistenza. Vi é una radicale critica in generale del pensiero scientifico, cui viene rimproverato il tentativo di spiegare tutto col nesso di causa ed effetto. Questo tipo di spiegazione ci consente di descrivere meglio il divenire nella successione delle sue immagini, ma non ce lo fa comprendere nei suoi aspetti qualitativi e per di più frammenta il flusso dell'accadere in elementi isolati; ed ecco che possiamo spiegare il singolare titolo dell'opera: la scienza moderna, a parere di Nietzsche, come accennavamo é soltanto la forma più recente e nobile dell'ideale ascetico, essa ha ancora fiducia nelle verità come valore in sè, superiore ad ogni altro e, quindi, non é in grado di contrastare questo ideale. 

Per raggiungere questo stato di gaiezza bisogna abbandonare la morale corrente, porsi liberi al di là del bene e del male e quindi staccarsi da parecchie cose, ma per far questo occorre acquisire una condizione di leggerezza: e Nietzsche paragona questo stato a quello della "danza". La prima domanda che é bene porsi per costruire una gaia scienza é se i cosiddetti valori morali siano segno di impoverimento o di pienezza della vita. 

Ma é radicale anche la critica mossa alla religione: Avete sentito di quell'uomo folle che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: "Cerco Dio! Cerco Dio!"? - E poiché proprio là si trovano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. "Si è forse perduto?" disse uno. "Si è smarrito come un bambino"? fece un altro. "Oppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? E' emigrato?" gridavano e ridevano in una gran confusione. L'uomo folle balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: "Dove se n'è andato Dio?" gridò "ve lo voglio dire! L'abbiamo ucciso - voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto? [...] Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso. Si vede che anche la scienza riposa su una fede, che non esiste affatto una scienza "scevra di presupposti".

Con la morte di Dio si crea uno spazio nuovo occupato dall'uomo nuovo, capace di rigenerare l'umanità, l'uomo che accetta il peso della morte di Dio. Non un ateismo filosofico ma un rifiuto delle menzogne sia metafisiche religiose che liberali e socialiste.

Le norme morali sono come una maschera, funzionale alla società ma dove il singolo perde ogni valore.

Il mondo è in macerie:

  • cadono i valori morali
  • cadono i valori della scienza
  • cadono gli ideali politici

In al di là del bene e del male si opera una critica impietosa della stessa morale. Quale la sua origine? (Genealogia della morale) La morale serve a un gruppo di uomini per soggiogare gli altri, vendetta degli uomini inferiori. Il cristianesimo è la morale del risentimento.

Dio? Idea forgiata nel tentativo di dare ordine al caos, simbolo di tutte le religioni e di tutte le idee metafisiche. Consolazione storica della condizione umana.

Ora di fare a meno di lui e dell'idea di un mondo trascendente.

4. Oltreuomo ed eterno ritorno

La morte di Dio è un trauma: non tutti gli uomini riusciranno a sopportare il peso ma solo chi avrà il coraggio di guardare nel vuoto che si è creato. Chi avrà questo coraggio sarà l'oltreuomo: colui che davanti ha infinite possibilità di senso libero, senza riferimento ad autorità culturali e morali. L'oltreuomo abbandona il cielo per godere la terra e il corpo.

Il peso più grande che deve sopportare è l'eterno ritorno: mancando Dioo manca il fine escatologico e ogni attimo senza una direzione, fine a se stesso.

L'oltreuomo deve saper vivere la vita ogni attimo, come se dovesse viverla infinite volte, sempre uguale.

  • Nella concezione lineare del tempo il compimento del senso della vita è rimandato al futuro.
  • Nella concezione ciclica ogni attimo contiene in sé il proprio valore e il proprio fine

Il senso della Storia coincide con l'uomo:

  • polemica anti-cristiana
  • polemica contro lo storicismo, l'idealismo, il positivismo che esaltano il divenire storico come sviluppo e progresso e paralizzano l'uomo ostaggio del passato

L'eterno ritorno può essere interpretato in tre modi:

  1. certezza cosmologica (materia finita, tempo infinito)
  2. ipotesi morale (agire come se tutto dovesse ripetersi)
  3. metafora (modo di essere dell'essere che l'uomo incarna nella misura in cui è felice)

In ogni caso rifiuto della concezione lineare del tempo come catena di momenti in cui ognuno ha senso in funzione dell'altro: mancanza di felicità in cui nessun momento è vissuto in modo autosufficiente.

Con l'eterno ritorno il senso dell'essere non è fuori dell'essere ma nell'essere stesso (il divenire innocente dionisiaco delle cose) ma si è disposti a vivere la vita come coincidenza di essere e senso.

Chi decide di vivere l'eterno ritorno non è l'uomo occidentale che soffre la scissione tra senso e esistenza ma l'oltre uomo. Ma chi è costui?

  • L'individuo
  • L'umanità liberata?
  • Una élite?

Sicuramente è pericoloso farne un soggetto politico, idolatraia che lui stesso rifugge.

5. Ultimo

Polemica contro la morale e il cristianesimo: porsi dell'uomo contro la vita stessa.

In al di là del bene e del male e genealogia della morale, mette in discussione la morale stessa. In "Ecce homo" ricorda: dove voi vedete ideali, io vedo cose umane.

Valori della morale sono proiezioni di tendenze umane
voce della coscienza: autorità sociali da cui siamo educati

Nel mondo classico la morale è espressione di una aristocrazia cavalleresca (la morale dei signori) sostituita dal cristianesimo in sacrificio (morale degli schiavi).

Risposta di N.: trasvalutazione di tutti i valori, non più intesi come entità metafisiche ma come libere proiezioni dell'uomo nella sua volontà di potenza.

La volontà di potenza è l'intima essenza dell'essere, la vita stessa, intesa come forza espansiva e autosuperantesi. Molla della vita e sua autoaffermazione.

è una forza creatrice che trova la sua forma suprema nell'arte. la vita è un'opera d'arte che genera se stessa.

Culmine dell'accettazione dell'eterno ritorno: redenzione del tempo e "così fu così volli che fosse" (amor fati stoico ma in senso attivo)