La Nuova Storia

2. Metodologia

Questa corrente pone la storia tra le Scienze sociali, un nuovo campo del sapere emerso nei primi anni del ‘900, in base a due caratteristiche fondamentali: il suo rinnovamento integrale e al radicamento in tradizioni antiche e solide. Numerose scienze si sono modernizzate in questo particolare settore senza che tutto il loro contenuto ne venisse modificato. La geografia fu una delle prime, grazie allo sviluppo della Geografia Umana promossa da Albert Demangeon e Jules Sion. La geografia intesa come “scienza dell'uomo” influenzò il pensiero di alcuni maestri della nuova storiografia in particolare Lucien Febvre, Marc Bloch e Fernand Braudel; lo stesso Febvre sottolineò la particolare associazione tra geografia umana e nuova storia.

Per la nuova storia assume grande importanza anche la cartografia, non intesa come carte topografiche o illustrative, ma come carte di ricerca e spiegazione allo scopo di cogliere la durata iscritta nello spazio e di formulare ipotesi esplicative suggerite dalle correlazioni tra fenomeni che fanno riferimento ad aree sovrapposte e discordanti. La Nuova Storia non si è limitata ad aprire a nuovi orizzonti e a nuovi indirizzi. Essa si proclama Storia Globale, rivendicando il rinnovamento di tutto il settore storiografico. Essa ha allargato il campo della documentazione storica: scritti di ogni genere, documenti figurativi, reperti archeologici, documenti orali, fotografie, utensili di vario tipo, sono per la Nuova Storia tutti documenti di prim'ordine.

Un altro elemento innovativo apportato da questa corrente di studio fu lo spostamento dell'attenzione dallo studio della storia degli "eventi" (histoire événementielle) a favore dello studio della storia delle strutture: «la scuola francese, specialmente quella fiorita all’ombra dell’Università degli studi di Strasburgo con Marc Bloch e Lucien Febvre, che, dando vita, nel 1929, alla prestigiosa rivista «Annales d’histoire économique et sociale», hanno realizzato una rivoluzione copernicana nel campo degli studi storici, i cui effetti sono ancora oggi visibili. Da quel momento è iniziata quella che Jacques Le Goff ha chiamato «la nouvelle histoire», attenta alle psicologie collettive, alla sensibilità ed alla mentalità religiosa, agli uomini comuni e alla vita quotidiana. In questa maniera, venivano recuperati alcuni soggetti – come le donne, i contadini e i poveri, in genere i “marginali” – che, in passato, non erano stati considerati degni di attenzione dalla storiografia tradizionale, perché rimasti, appunto, ai margini della grande Storia, e, perciò, erano stati sic et simpliciter trascurati. Con il recupero dei nuovi soggetti storici, veniva ridimensionata la concezione eroica della storia, di sallustiana memoria, e si registrava un’attenzione non solo alla qualità – uomini ed eventi considerati “eccezionali” –, ma anche e soprattutto alla quantità – gli uomini comuni, la gente semplice, il popolo “minuto”, i reietti, “i vermi della terra”, gli “avanzi della storia”».