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Wittgenstein

Sito: Meta-Apprendisti
Corso: Apprendisti Filosofi
Libro: Wittgenstein
Stampato da: Utente ospite
Data: venerdì, 3 maggio 2024, 05:45

1. Introduzione

Wittgenstein nasce nel 1889, anno in cui Nietzsche abbraccia un cavallo, a Torino, dando segni della sua malattia mentale.

I due filosofi sono quelli che più di altri hanno influenzato la filosofia del 900. N in ambito europeo, W in ambito anglosassone/analitico.

Entrambi outsider, entrambi autodidatti, non si sono mai integrati nella vita accademica ed entrambi scrivono in modo eccentrico.

W prende decisioni assoluta libertà. Figlio di uno degli uomini più ricchi dell'Impero Austro Ungarico, non ha problemi di vita pratica e rinuncia alle sue ricchezze per condurre una vita semplice, in sintonia con la sua concezione della filosofia.

W porta il linguaggio al centro della filosofia, questa diviene interamente una riflessione sul linguaggio e afferma convintamente che i problemi di filosofia sono problemi sul linguaggio.

Nel corso della sua vita W porta però due concezioni molto diverse del linguaggio da cui conseguono due strategie diverse per affrontare i problemi che da esso derivano.

Nella prima (quella del Tractatus) il linguaggio è analizzato nella sua impalcatura logica e quindi i problemi nascono da un uso, del linguaggio, non conforme alla sua struttura logica.

Nella seconda (quella delle Ricerche) il linguaggio è una costellazione di attività sociali e di giochi linguistici e quindi mostra come i problemi filosofici sorgano in conseguenza di mosse che non rispettano le regole del particolare gioco a cui si sta giocando.

Se il primo W (1922) teorizza un linguaggio limpido, puro, oggettivo, capace di rispecchiare fedelmente il mondo, il secondo W valorizza l'imprevedibilità e le imperfezioni della vita che nessuna logica può ingabbiare.

2. Il Tractatus logico-philosophicus

Il Tractatus (1922) è ordinato per punti numerati, le proposizioni, sulla falsariga dell'Etica di Spinoza, ma i principali riferimenti di W sono, oltre a Frege e Russell, la Critica della Ragion Pura di Kant e Il mondo come volontà di Schopenhauer.

Se Kant si è chiesto come doveva essere il mondo perché l'esperienza fosse possibile, W si chiede come deve essere il mondo perché sia possibile il pensiero, nella sua forma rigorosa messa in luca dalla logica.

Il mondo di W è il mondo che si accorda con il pensiero logico. Da qui il perché W si accorderà all'incipi di Schopenhauer: il mondo è una mia rappresentazione. 

2.1. Il mondo

La trattazione è divisa in 7 proposizioni.

La prima afferma che 

1. Il mondo è tutto ciò che accade 

e continua specificando che 

1.1 Il mondo è la totalità dei fatti, non delle cose

La seconda proposizione dice che:

2. Ciò che accade, il fatto, è il sussistere di stati di cose

specificando che 

2.02. Lo stato di cose è un nesso di oggetti e che l'oggetto è semplice.ù

L'ontologia del Tractaus è tutta qui:

  • un certo numero di oggetti (ovvero entità semplici)
  • che possono combinarsi tra loro producendo stati di cose
  • alcuni stati di cose sono possibili, si trovano cioè nello spazio logico
  • altri si realizzano nello spazio materiale e sono i fatti
  • il mondo è appunto la totalità dei fatti.

Al di là della critica ad Aristotele che ritiene che il mondo sia l'insieme delle sostanze individuali, questa concezione è un esito del modo di procedere di W che consiste nel ricavare le caratteristiche ontologiche del mondo dalle caratteristiche logiche del pensiero: il logica soltanto le proposizioni sono vere, pertanto nel mondo solo i fatti possono essere reali.

Nomi e cose non sono di per sé veri e reali.

La capacità di un oggetto di combinarsi con altri per dare stati di cose nello spazio logico è definita la forma di quell'oggetto. Anche qui abbiamo un rovesciamento aristotelico del principio atto/potenza. Per W la forma di un oggetto è la sua esistenza in potenza. La sua dimensione materiale è invece la sua esistenza in atto.

Un mondo in miniatura

Immaginiamo un mondo costituito da solo tre oggetti: A, B e C.

  • La forma di A è tale per cui può stare sotto B e C, ma non può stare sopra
  • La forma di B è tale per cui può suare sia sopra A sia sotto C
  • C può stare sopra A e B ma mai sotto

A potrebbe essere un tavolo, B una tovaglia e C un piatto.

Ne consegue che tutti i possibili accoppiamenti nello spazio logico saranno:

  • AB (tovaglia sul tavolo)
  • AC (piatto sul tavolo)
  • BC (piatto sulla tovaglia)

Quindi avremo 8 possibili "mondi" (intesi come totalità di fatti):

  1. AB, AC, BC
  2. AB, AC
  3. AB, BC
  4. AC, BC
  5. AB
  6. AC
  7. BC
  8. nessuno

W non dice nulla su quali siano gli oggetti che, combinati insieme, vanno a costituire i fatti del mondo materiale. La determinazione di questi oggett non è compito della filosofia, ma delle scienze empiriche. La filosofia si limita a mostrare l'impalcatura logica che le scienze empiriche devono adottare nella loro indagine.

Soltanto l'impalcatura logica del mondo è necessaria, mentre il contenuto empirico è contingente.

2.2. Pensiero e linguaggio

Nella terza proposizione passa ad analizzare il pensiero che definisce l'immagine logica dei fatti.

Per immagine si intende una combinazione di elementi che corrispondono ciascuno a un oggetto e che si combinano in modo da rispecchiare una combinazione di oggetti che costituisce un fatto: in altre parole la relazione tra gli elementi che costituisce un fatto raffigurato da quell'immagine (così come tre segni su una mappa rispecchiano la relazione tra i luoghi del territorio di quella mappa).

In questa prospettiva il pensare consiste nel produrre immagini che raffigurano fatti o meglio stati di cose logicamente possibili.

Precisamente il mondo è la totalità dei fatti atomici ("stati di cose"). Uno stato di cose è indipendente e costituito da oggetti semplici che costituiscono la sostanza del mondo. Più fatti atomici costituiscono un fatto complesso.

La "forma degli oggetti" è l'insieme dei modi in cui essi possono combinarsi nei fatti atomici.

Una proposizione è dunque una raffigurazione formale o logica del fatto. In comune con il fatto atomico è la "forma degli oggetti".

Una proposizione HA SENSO se esprime la possibilità di un fatto.

Ma le scienze sono composte anche da leggi, ipotesi, teorie etc. Atteggiamento di Hume: la una proposizione elementare non si puà inferirne un'altra (i fatti sono indipendenti), quindi il nesso causale è superstizione. NON esistono, propriamente parlando, "leggi naturali" -> le leggi appartengono solo alla logica.

Arbitrari i sistemi che si usano per la descrizione dell'universo (es. del "reticolato")

Come Hume e Leibniz, accanto alle proposizioni contigenti, ci sono proposizioni vere indipendentemente dai fatti, le tautologie, vere per tutte le possibilità dei fatti atomici, ovvero dei mondi possibili). La tautologia non ha un significante ma è comunque dotata di senso.

Esistono poi proposizioni né significanti, né tautologiche, ovvero non-sensi: la maggior parte delle proposizioni filosofiche derivano dall'incomprensione della logica del linguaggio.

Nessuna proposizione permette alcuna generalizzazione filosofica:

Da un lato le proposizionio significanti sono delle scienze naturali e non permettono inferenze; dall'altro le tautologie concernono solo la forma delle proposizioni e non dicono niente del mondo.

Compito della filosofia: critica del linguaggio, chiarificazione logica del pensiero.

I limiti del linguaggio sono i limiti del mondo. 

3. Ricerche

L'economista inglese Ramsey fa notare a W, che il significato delle proposizioni non deriva solo dal rapporto reciproco tra le espressioni, ma anche dalle credenze che vengono attribuite e dal loro uso.

1933.34: Libro Blu "l'uso non si impone al linguaggio ma si mostra nel linguaggio stesso"

Nel Tractatus si delinea un linguaggio ideale, logicamente perfetto, a cui quello reale dovrebbe adeguarsi. Ma il senso del linguaggio naturale è lo scopo che assolve.

Comprendere il linguaggio non è una operazione mentale ma attuarne il senso.

Le proposizioni elementari possono assumere il metodo della scienza e hanno la tentazione di applicarlo a tutto: questa è la fonte della metafisica.

Linguaggio: processo simbolico nel quale i significati non sono dati dal riferimento univoco alle cose; esso è una forma di vita; attività governata da regole diverse a seconda delle circostanze e delle intenzioni.

La vita spinge al sorgere di sempre e nuovi "giochi linguistici": raggruppabile al più in famiglie.

L'uso di una regola è inespresso, interpretabile

Peccato della filosofia: privilegia l'universale piuttosto che l'eterogeneo

La filosofia non può modificare il linguaggio, ma solo descriverlo.

La filosofia è una terapia: riportare le parole dal loro uso metafisico al loro uso giornaliero.