Nietzsche

1. L'epoca tragica dei greci

Interprete più acuto della crisi della civiltà occidentale. Dopo l'ottimismo idealistico e positivistico, N. coglie l'incertezza e la sfiducia dell'uomo nell'epoca della scienza.

La scienza non riesce a cogliere la vera realtà del mondo. Ciò che appare non coincide con l'essenza delle cose. La Ragione non coglie il senso della vita e molto dell'esperienza sfugge alla logica. Compito della filosofia sarà dunque quello di mettere a nudo l'incostistenza dei miti e delle ideologie su cui si fonda la civiltà occidentale.

Solo l'arte e la musica ci mettono in sintonia con la vita.

Quando inizia la crisi? In "Nascita della tragedia" la fa risalire a Socrate: visione razionalistica del mondo e inizio dell'intellettualismo filosofico (impulsi vitali sottomessi alla ragione). Tramite la dialettica l'illusione di cogliere le radici dell'essere.

Nella mentalità occidentale prevale un principio che chiama Apollineo: divinità solare, Dio dell'ordine e delle arti plastiche.

Ma non l'unico principio, l'altro è il Dionisiaco: impulso vitale dell'uomo, enegia caotica e irrazionale (la vita che si afferma).

I due principi, per N., sono fusi insieme nella tragedia di Eschilo e Sofocle. Dionisiaco: il coro e la musica; Apollineo: l'eroe. Con Euripide so compie per la tragedia quello che Socrate è stato per la filosofia: la vittoria del razionalismo sull'irrazionalismo dionisiaco.

Senza l'arte, il caos dell'esistenza non ha senso ma l'arte ha bisogno di vivere fino in fondo il dramma della vita. N. crede che per uscire dalla decadenza si debba far rinascere lo spirito della tragedia greca e crede sia possibile grazie a Wagner. Questo fino al 1878 poi si convince che questo ritorno sia impossibile e che sia meglio portare la tendenza nichilista a compimento e questo diventerà il nuovo obiettivo della sua filosofia.