Dalle origini all'Impero

5. Cosa fece grande l'Impero Romano

L'impero
L'ESERCITO 

L’eccezionale efficienza dell’esercito era garantita dall’organizzazione in legioni (25 nel I secolo d. C., ognuna di oltre 5 mila effettivi), suddivise in coorti e centurie. Un rigoroso addestramento assicurava grande capacità di manovra alle formazioni, appoggiate sul campo di battaglia da macchine da guerra (catapulte, onagri, baliste e scorpioni).

STRADE E ACQUEDOTTI 

Le strade consolari collegarono nel tempo gran parte degli oltre 5 milioni di km quadrati dell’impero. Sulla rete viaria (100 mila km nel II secolo), in gran parte lastricata, viaggiavano le merci, ma soprattutto si spostavano velocemente le legioni. La costruzione di acquedotti (solo a Roma ce n’erano 11) assicurò invece l’autonomia idrica alle città dell’impero.

TRASPORTI 

Due servizi pubblici garantivano rapide comunicazioni e distinguevano l’Impero romano da altri regni. Uno era il cursus publicus, un servizio di corrieri imperiali a cavallo che coprivano fino a 120 km al giorno. L’altro il cursus velox, servizio per viaggiatori (70 km al giorno).

PROVINCE 

L’impero era diviso in province (circa 40 sotto Augusto) rette da un governatore. I popoli sottomessi venivano integrati nell’impero come foederati: un trattato di “sovvenzione” garantiva loro il diritto di coltivare la terra in cambio della fornitura di guerrieri alle legioni romane.

CITTÀ 

Le legioni stanziate nelle province, come tutte le unità dell’esercito romano, risiedevano in accampamenti, i castra. Simile a una cittadella fortificata, il castrum aveva una pianta quadrata, con strade perpendicolari fra loro. Alcuni accampamenti nel tempo si sono evoluti fino a diventare città: è questa l’origine di centri come Torino, Vienna e Londra.

BARBARI 

L’esercito non fu costituito su base etnica: anche i volontari nati fuori dall’impero potevano infatti arruolarsi. Ciò trasformò l’esercito in un melting pot che permetteva di sfruttare le abilità di tutti. Tanto che anche i guerrieri barbari potevano, se lo meritavano, ricoprire incarichi di responsabilità: molti di loro diventarono importanti generali.

ANNONA 

Chi viveva a Roma aveva la sussistenza assicurata grazie all’annona (dal nome della dea italica dell’abbondanza): un approvvigionamento di grano che garantiva ai cittadini indigenti la sopravvivenza. L’annona fu introdotta da Caio Gracco nel 123 a. C. e fu alla base del consenso popolare nei primi passi dell’impero. Un altro “incentivo” alla fedeltà a Roma furono invece i terreni concessi a chi intraprendeva la carriera militare.

ADOZIONE 

La pratica dell’adozione fu usata con fini politici per stringere alleanze. Il sistema acquisì estrema importanza soprattutto durante il periodo imperiale. L’adozione permetteva infatti a un imperatore di scegliere il proprio successore al di fuori della cerchia dei parenti. Si poteva così designare per la successione la persona più adatta a ricoprire quel ruolo (oppure soltanto prediletta) associandola al trono imperiale. Il primo imperatore scelto con questo sistema fu Traiano, adottato nel 98 d. C. dall’imperatore Nerva. E fu proprio Traiano a portare l’Impero romano alla sua massima estensione.

RELIGIONE 

I Romani non scatenarono mai guerre di religione: lo prova l’antica cerimonia dell’evocatio con cui accoglievano a Roma le divinità delle città contro cui stavano combattendo. Più le divinità erano giudicate influenti, più venivano onorate con grandi templi: lo scopo era sottrarre ai nemici la protezione dei loro dèi, che venivano invitati a “trasferirsi” a Roma, dove avrebbero ricevuto più alti onori. Furono così introdotti anche culti orientali, come quello di Iside (egiziano) e di Mitra (persiano). Lo stesso accadde con la cultura e l’arte greca, assimilate dall’élite romana dopo aver sottomesso Atene.

CITTADINI 

Il cittadino (maschio) romano godeva di una serie di privilegi: accesso alle cariche pubbliche, partecipazione alle assemblee politiche, vantaggi sul piano fiscale. La cittadinanza non era però un’esclusiva di chi era di famiglia romana: nel 212 d. C. l’imperatore Caracalla la estese a tutte le popolazioni che vivevano nei confini dell’impero. Una strategia già adottata nel 90 a. C., quando la cittadinanza romana fu estesa ai popoli italici.