La crisi del Trecento

1. La crisi del '300, cause e conseguenze

Tra i primi decenni del Trecento e la seconda metà del Quattrocento la società europea visse una profonda crisi, la cui gravità ed estensione sono ancora oggetto di discussione.

IL BENESSERE PRIMA DELLA CRISI

Agli inizi del Trecento le città europee e i comuni italiani avevano raggiunto un alto grado di prosperità. Nacquero società commerciali di importanza internazionale, si svilupparono le attività manifatturiere portando un notevole accumulo di capitali. Vi fu un periodo di benessere che portò un maggiore sviluppo economico,un aumento della produzione agricola e quindi ad un forte incremento demografico (circolo virtuoso).

LA CRISI E LE SUE CAUSE

La crisi del Trecento si verificò per una serie di motivi.
La popolazione che in quegli anni aveva raggiunto il culmine della crescita, non trovò più risposte al bisogno alimentare dovute all’insufficienza delle risorse agricole, perché nei secoli precedenti furono dissodati un gran numero di terreni che dopo essere stati coltivati per anni persero la fertilità.

Il clima non fu favorevole in quanto si verificarono intere annate di pioggia, le stagioni erano sempre o troppo fredde,o troppo umide,o troppo secche e provocarono numerose carestie.
Tali carestie portarono all’indebolimento della popolazione che divenne più esposta alle epidemie, in particolare di peste, che dal 1348-1349 fino ai primi decenni del Quattrocento colpirono quasi tutto il continente.

In Italia la peste nera giunse nel 1347, il focolaio si sviluppò in una colonia genovese di nome Caffa (in Crimea, sul Mar Nero) e da qui si propagò anche negli altri paesi europei.
Circa un terzo della popolazione dell’Italia, della Francia e dell’Inghilterra morì. La velocità della propagazione del morbo fu in buona parte causato dai frequenti scambi commerciali e dalle scarse condizioni igieniche che c'erano in città.

LE CONSEGUENZE

Le conseguenze negative dello spopolamento che seguì la peste furono l’abbandono di molte terre, la diminuzione dei salari, la crisi dell’artigianato della manifattura e del commercio.
La crisi del Trecento fu una crisi anche a carattere sociale perché la popolazione non sapendo a chi attribuire la colpa di questo flagello accusò inizialmente gli ebrei e i mendicanti di propagare la peste attraverso lo spargimento di polveri, successivamente con la mentalità del medioevo la gente pensò che tutto dipendesse da Dio e per questo ritenne la peste una punizione divina

Le conseguenze della crisi provocarono una serie di insurrezioni popolari sanguinose: le Jacqueries dei contadini francesi 1358-1360 e la rivolta dei ciompi, lavoratori salariati della lana, a Firenze nel 1378.

La prima vide la rivolta dei contadini francesi (esausti dalla peste, dalla guerra dei Centi Anni e dalle carestie che ne seguirono) sostenuta dalla borghesia francese, capitanata da Etienne Marcel, mercante parigino, con lo scopo di usare la protesta violenta dei contadini contro la Monarchia allo scopo di chiedere maggiori tutele per i loro interessi commerciali. I contadini però si rivelarono una forza difficile da controllare e la stessa borghesia finì per sostenere l'aristocrazia per la loro repressione, dimostrando come ormai la borghesia avesse poco in comune con la classe contadini di cui facevano parte.

La seconda vide una rivolta da parte dei lavoratori della Lana, a Firenze, i quali, vedendo i loro salari diminuire, chiesero a gran voce di poter avere anche loro una Arte che li rappresentasse dell'assemblea cittadina. A sostenere le loro ragioni ci fu anche un certo Salvestro de Medici, antenato dei futuri Medici che governeranno Firenze per secoli.

Queste insurrezioni vennero represse per mancanza di programmi chiari e di una guida politica precisa ma accentuarono la tendenza a una stratificazione più rigida dei ceti sociali.
Anche in campo economico le conseguenze furono profonde. Diminuì la produttività agricola e industriale e si ebbero frequenti e altalenanti variazioni dei prezzi.
La crisi colpì soprattutto il commercio e le attività finanziarie, provocando nel 1350, la crisi delle banche.
Tra le conseguenze che portarono successivamente profondi mutamenti sociali ed economici vi fu lo sviluppo della proprietà in quanto dopo lo spopolamento le terre abbandonate vennero acquistate da chi possedeva grossi capitali. Si modificò così la struttura sociale.
Anche l’ agricoltura si modernizzò: nacque la coltura di sussistenza e si poterono coltivare i terreni senza rapporti feudali. Si ebbe una trasformazione del paesaggio in quanto scomparvero i villaggi: la popolazione si insediò nelle città e vicino alle abbazie.