La scuola di Elea

2. L’incontro con la dea

Di Parmenide abbiamo solo pochi frammenti di una sua opera in versi che sono sufficienti per giungere alle conclusioni più semplici. Raccontiamola.

Il filosofo viene raggiunto da una Dea (non chiaro chi sia, ma probabilmente la Dea delle giustizia, vedi Anassimandro e Eraclito sl concetto di giustizia) che lo invita a scegliere tra due strade:

  • la via della verità, dove essa si conosce con il logos

  • la via dell’errore, dove in essa si brancola nel buio con i sensi

La prima via è la via dell’essere, la via dove l’essere è e il non-essere non è.

Può sembrare ovvio scegliere la prima ma la Dea si raccomanda di scegliere bene: una volta scelta  non  è possibile cambiare (non si può passare da una strada all’altra). La via dell’essere infatti impone delle rinunce perché se la imbocco accetto il principio:

«L’essere è e non può non essere»

Ma da questo principio dovrò anche dedurre che l’essere è anche:

  • uno, perché se fossero due, ad esempio A e B, se entrambi fossero l’essere, e B fosse diverso da A, allora l’essere sarebbe diverso da se stesso, il che è una contraddizione, oppure che almeno uno dei due sia il NON-essere, il che è impossibile (il non essere non può essere).

  • ingenerato, perché se fosse generato come sarebbe prima di essere se non non-essere? E questo è impossibile.

  • imperituro, perché se perisse cosa sarebbe dopo?

  • immobile, perché se si muovesse dovrebbe andare da un luogo all’altro. Ma dove può andare l’essere se non dove non vi sia già? E cosa si sarebbe laddove non ci fosse l’essere?

  • immutabile, perché se cambiasse forma assumerebbe una forma che lo renderebbe diverso da quello che è, cioè diverso dall’essere, ovvero non-essere.

Dovrò in pratica rinunciare a tutto quel mondo che mi è offerto dai sensi, quel mondo dove invece le cose nascono e muoiono, si muovono, si trasformano e sono tutte diverse tra loro.
Il mondo dell’essere di Parmenide è esattamente la negazione del mondo dei sensi, o meglio: è la negazione che del mondo dei sensi, e delle apparenze che tramite essi posso giudicare, possa esprimere una qualsiasi verità.