Il periodo precritico

Kant (Konigsberg 1724-1804) rappresenta l'espressione conclusiva dell'illuminismo tedesco (sviluppato sotto l'impulso di Federico II).

L'illuminismo tedesco può essere considerato una sorta di dogmatismo aperto all'influenza inglese e ha come maggiori espressioni Wolff e Goethe. Wolff in particolare era discepolo di Leibniz e noto era per il suo tentativo di matematizzare la metafisica.

Celebre è la massima di Kant a proposito dell'illuminismo, definito come" L'uscita dell'uomo dal suo stato di minorità imputabile solo a se stesso"

Stato di minorità: mancato uso del proprio intelletto usando quello altrui come guida (di una autorità)

Imputabile a se stesso: perché rinunciare al proprio intelletto non è una mancanza di intelligenza ma di coraggio (sapere aude)

Periodo precritico

Il cosiddetto periodo precritico è quello che va dagli anni '40 al 1769. In questo periodo gli interessi kantiani sono di tipi fisico-filosofico (e ha come principale guida Leibniz) con forte ammirazione dell'illuminismo anglo-francese.

In una prima fase tenterà di costruire una metafisica in modo sintetico (così come la geometria)

In una seconda fase, dopo aver letto Hume (che lo risveglierà dal sonno della ragione) cercherà di porre la metafisica come scienza dei limiti dell'intelletto.

In questa seconda fase due opere meritano attenzione:

1763: "Unico argomento possibile per una dimostrazione dell'esistenza di Dio" dove afferma che questo unico argomento è quello a-posteriori (dalla contingenza al mondo). Della prova ontologica (a-priori) critica che l'esistenza non è un predicato logico e quindi non è che se dimostriamo che qualcosa non è contraddittorio allora esiste (esempio dei 10 talleri reali scambiati con quelli pensati).

1766: "I sogni di un visionario chiariti con i sogni della metafisica". Il metafisico è un visioario della ragione che sogna mondi la cui illusione va smascherata con l'esperienza. La metafisica è dunque impossibile come scienza ma perlomeno la riconosce come necessaria per soddisfare i desideri dell'animo e quindi unica via è tentare la sua fondazione nella morale.

Nel 1770 elabora un'opera di passaggio che metterà fine al periodo precritico e farà iniziare quello critico vero e proprio: la dissertazione "Sulla forma e i principi del mondo sensibile e intelligibile". In questa opera, nella prima parte afferma che la conoscenza sensibile è passiva e costituita da una materia (la sensazione - il dato materiale) e da una forma che la organizza. La forma è soggettiva a priori, non la data dall'esperienza ma che la rende possibile. Il risultato è il fenomeno. (la seconda parte, che tratta della conoscenza intelligibile la negherà lui stesso e non la ripetiamo).


Ultime modifiche: mercoledì, 4 aprile 2018, 10:29