Il criticismo

Proviamo a definire il criticismo affermando cosa non sia:

  • non è dogmatismo tradizionale (non indaga sui limiti della ragione)
  • non è scetticismo humiano (antiscentista)

Partendo dalla scienza (esperienza più necessità) si interroga sui principi della conoscenza.

Due questioni:

  1. Quali i limiti e la possibilità della conoscenza
  2. Entro questi limiti, quali i principi per un sapere valido
Nella prefazione alla prima edizione della Critica della ragion pura Kant parla di dramma della ragione: assediata da questioni che non può respingere ma che non può neppure risolvere. Il dramma può e deve essere risolto solo dal tribunale della ragione cioè la ragione che giudica se stessa e le sue pretese (perché altro mezzo non abbiamo). Per farlo la ragione deve giudicarsi però come ragione pura

La ragione non deve negare la conoscenza universale, giacché altre scienze l'hanno raggiunta (logica, matematica e fisica). Deve chiedersi perché la metafisica non lo abbia fatto e se per essa questa conoscenza sia possibile. A tal proposito propone il celebre esempio del volo della colomba che crede di volare meglio senza l'attrito dell'aria senza avvedersi che è proprio quell'attrito che le permette di volare e che quindi, senza, cadrebbe giù.

Nella prefazione alla seconda edizione, Kant, propone la cosiddetta rivoluzione copernicana: rovesciare il rapporto tra soggetto e oggetto.

Due tesi:

  1. Ogni conoscenza comincia con l'esperienza
  2. Non segue che derivi interamente dall'esperienza
La conoscenza inizia con l'oggetto ma continua anche nel soggetto. Da qui tre conseguenze:

  1. L'oggetto in sé è inconoscibile
  2. In ogni conoscenza c'è una sintesi tra materia (oggetto-a posteriori) e una forma (soggetto-apriori)
  3. La filosofia deve indagare le forme a priori

Trovati i giudizi della scienza, i giudizi sintetici a priori, ci si deve chiedere come essi siano possibili.


Ultime modifiche: mercoledì, 4 aprile 2018, 10:45