Il Post-Kantismo

Karl Leonhard Reinhold

Reinhold, in un saggio del 1788, scrive, commentando la prima critica kantiana, che soggetto e oggetto non sono pensabili separatamente (se penso l'uno, penso anche l'altro), ma fanno riferimento ad un unico principio: la coscienza, intesa come facoltà della rappresentazione.

Soggetto e oggetto sono la forma e la materia che in diversi equilibri danno origine alle diverse facoltà conoscitive: 

  • nella sensibilità prevale l'oggetto
  • nell'intelletto sono in equilibrio
  • nella ragione prevale il soggetto

Nella Coscienza viene dunque meno la distinzione tra fenomeno e noumeno. Già in Kant, il Noumeno, essendo connotato negativamente come non-fenomeno, è al di fuori della rappresentazione e quindi, aggiunge, Reinholg, non è reale.

Gottlob Ernst Schulze

In un saggio del 1792 Schulze scrive due paradossi che a suo avviso si trovino nel criticismo kantiano.

  1. Kant ha mostrato come la categoria di causalità sia applicabile solo in ambito empirico, poi però ne ha fatto un uso meta-empirico applicandolo alla cosa in sé (causa il cui effetto è fenomeno), sconosciuta ma causa di tutta la conoscenza.
  2. Non c'è conoscenza se non si unificano i dati dell'esperienza con l'intelletto ma le categorie (forme a priori) sono conoscibili (quindi sembra esserci conoscenza anche senza esperienza)

Da questi paradossi delle due l'una:

  • o la cosa in sé non è causa dell'affezione
  • o la cosa in sé non esiste
Salomon Maimon

Saggio del 1797. Si può restituire piena validità al criticismo a condizione di una completa eliminazione della cosa in sé in quanto essa cade al di fuori della coscienza, un po' come un numero immaginario sotto la radice quadrata.

Il dato materiale non può essere al di fuori della coscienza quando viene determinato, al più resta qualcosa di indeterminato: un residuo che è ciò che fa apparire l'oggetto come dato e non come prodotto del soggetto.

La determinazine risulta essere un processo conoscitivo infinito, come la radice di 2.

Jacob Sigismund Beck

In un saggio del 1796, sconfessato dallo stesso Kant, Beck distingue due momenti del processo conoscitivo: la produzione originaria e il riconoscimento.

Se la cosa in sé non esiste, il processo di costruzione dell'oggetto (organizzazione intellettuale) è una produzione inconscia.

Ultime modifiche: lunedì, 17 settembre 2018, 16:55