L'Illuminismo

2. Politica

Il destinatario principale della critica politica illuministica è sicuramente la monarchia assoluta, ovvero quell'idea che il monarca fosse al di sopra sia delle leggi che dei cittadini e che il suo potere e volere derivasse direttamente da Dio.

In Inghilterra, con la decapitazione di Carlo I e la Gloriosa Rivoluzione, si è già mostrato che il Re è soltanto un uomo e che se non rispetta il volere del suo popolo (tramite il parlamento) può essere anche cacciato come Re.

La filosofia di fondo al nuovo pensiero politico illuminista è il Giusnaturalismo.

Il Giusnaturalismo è un termine che viene da Ius Naturale e indica che ogni uomo, per natura, possiede dei diritti che non possono essere negati da nessuno (si dice sono inalienabili). Tra questi diritti vi  sono quello di sopravvivenza e di pensiero.

Al primo diritto, quello legato alla sopravvivenza vi è il diritto alla Proprietà Privata.

La proprietà privata è infatti il frutto del proprio lavoro, che per definizione è il come ogni individuo modifica la natura per adattarla ai propri bisogni (cioè alla sopravvivenza). Il frutto del proprio lavoro è quindi inalienabile e intaccabile da qualsiasi principe o re. Per difendere la proprietà privata gli individui possono stipulare un patto in cui ognuno, liberamente, rinuncia a qualcosa della propria proprietà (attraverso le tasse) per dare vita a uno Stato che li protegga. La nascita dello Stato (e quindi di un parlamento o di un Re che lo rappresenti) è quindi legato alla volontà dei sudditi e NON, come era prima, una conseguenza della volontà di Dio. Per questo motivo il Re non può introdurre nuove tasse senza il consenso dei suoi sudditi (rappresentati dal parlamento) altrimenti il Re decade e può non essere riconosciuto da coloro che devono da lui essere governati. A tale proposito fu di grande esempio la Gloriosa Rivoluzione inglese che la maggior parte degli illuministi francesi guardavano come forma di governo ideale.