Critica della Ragion Pratica

3. I postulati

"Devi perché devi" implica "devi perché puoi"... l'esistenza della legge morale è dunque implicata dall'esistenza della possibilità, ovvero della LIBERTA'.

Quella libertà che a livello teoretico porta ad una antinomia della ragione e che al più può essere usata come regola, a livello pratico è un postulato, cioè qualcosa che non si può negare perché causa necessario di ciò che conosciamo con certezza (la legge morale, appunto).

Adeguarsi alla legge morale potrebbe non portare alla sua realizzazione pratica, poiché il mondo fenomenico, quello in cui devo agire, obbedisce a regole meccaniche che non necessariamente si adattano alle mie intenzioni. La morale per Kant è infatti questo: una intenzione

Ma la non realizzazione della Legge Morale potrebbe quindi portare a un paradosso: che essa potrebbe non portare alla realizzazione del cosiddetto sommo bene (ovvero la felicità). Il sommo bene non è un obiettivo della legge morale ma deve essere una sua conseguenza (felicità come conseguenza del bene). Poiché nel mondo fenomenico questo potrebbe non essere possibile allora devo postulare l'esistenza di un mondo extrafenomenico dove questo sia fattibile.

Da qui gli altri due postulati: l'ANIMA e DIO, la prima come possibilità della realizzazione del sommo bene il secondo come suo Garante.

Le tre idee della ragione teoretica, MONDO (come libertà), ANIMA e DIO, tornano qui come postulati, cioè non conoscibile ma innegabili.