Le rivoluzioni inglesi

1. Introduzione

L'Inghilterra del XVII secolo ha una popolazione di 4,5 milioni di persone di cui 500mila solo a Londra.

L'economa prevalente è l'agricoltura (cereali e pastorizia)

Nel secolo precedente si è registrata una notevola evoluzione della struttura sociale indebolimento dell'aristocrazia (lords) e aumento del prestigio della gentry, piccola e media nobiltà nella Camera dei Comuni. I grandi mercanti controllano le città come funzionari.

Si è registrato anche un notevole aumento dei capitali per l'aumento della domanda di lana grezza (in vendita alle Fiandre) e quini delle terre recintate (enclosures) con liberazione della manodopera per le manifatture.

Nel XVII si hanno forti contrasti religiosi. La Chiesa di Stato è quella anglicana con struttura episcopalista (e controllo sociale tramite i suoi vescovi) ma a suo fianco molto seguito è il puritanesimo che si dividono in presbiteriani e congregazionalisti, quindi battisti e quaccheri (pacifisti).

Nel 1603 sale al trono Giacomo I Stuart, figlio di Maria Stuart, re di Scozia, Inghilterra e Irlanda. Di madre cattolica ma re anche di un paese presbiteriano come la Scozia, Giacomo rappresenta la speranza di una conciliazione di tutte e tre le confessioni ma invece preferirà l'anglicanesimo come unica religione. Il puritanesimo diverrà quindi la religione che rappresenta l'opposizione politica del parlamento alle tendenze assolutistiche degli Stuart.