Galileo Galilei

1. L'autonomia della scienza

Cavallo di battaglia di Galilei è la difesa dell'autonomia della Scienza da ogni ingerenza esterna, in particolare quella religiosa e culturale del suo tempo (cioè gli aristotelici).

Contro la Chiesa

La Controriforma aveva stabiito che ogni sapere dovesse essere in armonia con le sacre Scritture (e la loro ufficiale interpretazione della Chiesa). Non era pensabile seguire la Bibbia solo per il suo messaggio morale e di salvezza. Ogni credenza, anche scientifica, che si ponesse in contrasto con essa, ne avrebbe invalido il valore e questo era intollerabile, così come affermato dal Cardinale Bellarmino del Santo Uffizio (inquisizione).

Galilei sostiene che questo indirizzo avrebbe ostacolato il cammino libero della scienza e danneggiato anche il valore morale della religione (tradotto: da uno scontro avrebbero perso entrambi) e propone, nelle Lettere Copernicane, a questa soluzione:

"Natura e Bibbia derivano entrambe da Dio. La prima come esecuzione degli ordini di Dio, la seconda come dettatura dello Spirito Santo. Quindi non possono contraddirsi. I contrasti sono apparenti e si hanno solo quando si pretende di interpretare la Bibbia come un trattato scientifico. La Bibbia ci dice come si va in cielo, non come va il cielo". Ragione e fede hanno quindi competenze diverse.

Da notare che se al tempo la posizione di Galilei poteva apparire eretica, è oggi la posizione ufficiale della Chiesa (disposta quindi a reintepretare la Bibbia a seconda delle scoperte scientifiche).

Contro gli Aristotelici

Galilei ha grande stime per Aristotele ma non per i suoi seguaci che pur di dar lui ragione rifiutano di credere anche all'evidenza. Quello degli aristotelici è un mondo di carta che poco ha a che fare con la sperimentazione e la realtà della natura. Questo tipo di approcco ostacola il sapere tanto quanto la Chiesa.