Galileo Galilei

2. Le scoperte

Il campo di studi al quale Galilei ha dedicato tutta la sua vta è quello della meccanica, in particolare lo studio del moto dei corpi (dinamica).

Per Aristotele lo stato naturale di un corpo è la quiete (legge dei luoghi naturali) mentre il moto si produce solo c'è una forza che lo procura. Secondo Galilei e il principio di inerzia un corpo mantiene inalterato il suo stato (di moto o quiete) finché non ci siano forze che lo contrastano.

Aristotele credeva che la velocità di caduta di un grave dipendesse dal peso del grave. Galilei dimostra che tutti i corpi, a prescindere del loro peso, cadono alla stessa velocità.

Ma sono i suoi studi astronomici che mettono in crisi la fisica aristotelica. Con i suoi studi Galilei mostra la realtà dell'"ipotesi matematica" copernicana e lo fa utilizzando il cannocchiale:

  • macchie lunari
  • satelliti di Giove
  • macchie solari
  • fasi di Venere
  • Numerosità delle stelle

Nel 1610 pubblica il Sidereus Nuncius dove elenca queste scoperte e nel 1633 il Dialogo sopra i massimi sistemi nel quale difende le sue teorie (scritte in volgare per una massima diffusione) dal tentativo di offuscamento della Chiesa.

Questo dialogo è composto da quattro giornate in cui tre personaggi (Simplicio - l'aristotelico, Salviati - il copernicano e Sagredo - lo scienziato privo di pregiudizi che ascolta gli altri due) discutono sugli argomenti fisici che stavano a cuore a Galilei confrontando la sua l'opinione con quella degli aristotelici.

Il fatto che Galilei abbia dato il via al tutto grazie all'uso del cannocchiale non è un dato da sottovalutare: dimostra l'incontro tra scienza e tecnica che per secoli erano state separate. Non basta infatti costruire un cannocchiale (di invenzione olandese) ma va anche "usato scientificamente", cioè messo a disposizione delle teorie che il fisico con esso tenterà di mostrare.