Galileo Galilei

3. Il metodo

Galilei è considerato uno dei fondatori della scienza moderna per aver impostato un metodo

Galilei più che teorizzare il metodo lo applica ma lo possiamo desumere dalle sue opere principali, in particolare dal Saggiatore (1623) dove articola il lavoro della scienza in due parti fondamentali:

  1. analitica
  2. sintetica

La prima parte consiste nel risolvere un fenomeno nei suoi elementi semplici, quantitativi e misurabili, formulando una ipotesi matematica.

La seconda parte consiste nel verificare tramite esperimento (modello) che porta poi alla formulazione di una legge.

Da qui la nota massima di Galilei: "sensate esperienze e necessarie dimostrazioni".

Nel metodo galileiano convivono quindi una parte induttiva, desunta dall'esperienza, e una parte deduttiva, quella per cui cioè l'esperienza deve confermare la legge.

Bisogna fare attenzione perché i concetto di esperienza e verifica in Galilei assumono un significato nuovo rispetto al passato. L'esperienza non è quella immediata ma il frutto di una rielaborazione matematica dei dati. L'esperienza quotidiana può infatti essere ingannevole, apparente (ed è proprio contro queste che ha dovuto combattere) e poi l'esperienza non ha nessun valore scientifico se non è legittimata dall'esperimento.

Le conseguenze del metodo sono il rifiuto di tutto ciò che in esso non può essere compreso, cioè matematicamente misurabile. Il rifiuto quindi di alcunia aspetti fondamentali della fisica aristotelice:

  • il finalismo
  • l'essenzialismo

La Natura, come già prima Pitagora e Platone avevenao sostenuto, è scritta in caratteri matematici e solo a quelli il fisico deve guardare per scoprirne le leggi.

Guardando solo ciò che è misurabile Galilei recupera anche la distinzione di Democrito tra proprietà primarie e secondarie dei corpi: le prime caratterizzano i corpi in quanto tali, le seconde esistono solo in relazione ai nostri sensi.

Galilei nutre assoluta fiducia nella validità del rapporto di causa-effetto (che Occam aveva messo in discussione) e nell'ordine cosmico immutabile come una verità geometrica. Tutto questo è confortato anche dalla credenza che conoscenza divina e umana sono simili per il grado di certezza. La sola differenza è che Dio conosce intuitivamente e l'uomo discorsivamente (per dimostrazioni) ma la qualità della certezza è identica. 2+2=4 è vero sia per Dio che per l'uomo.

Possiamo dunque definire Galilei un "realista" nel senso che sostiene una identità tra pensiero e essere, cioè la conformità tra la natura dimostrata dalla scienza e la natura quale essa è oggettivamente.

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