Italia post-unitaria

2. Sinistra Storica

Il 25 marzo viene affidato dal re (Vittorio Emanuele II) incarico a Depretis, esponente della Sx storica.

Il paese ha bisogno di grandi e coraggiose riforme di cui la dx storica era incapace.

Depretis resta al governo fino al 1887 e si fa carico di 4 importanti riforme, tutte molto costose che aumentano il deficit:

  1. abolizione tassa sul macinato (1884)
  2. decentramento amministrazione
  3. riforma Coppino per la scuola (obbligo scolastico a 9 anni, asili e scuole serali)
  4. allargamento del suffragio: 21 anni; 2°elementare; 20 lire di imposte annue

Con la riforma del suffragio voteranno 2 milioni di persone che porta alla vittora della sinistra storica (ma anche della sinistra vera e propria con l'entrata in parlamento del primo socialista della storia: Costa).

Anche la Destra ottiene buoni risultati che porta Depretis, allo scopo di arginare gli estremismi, di creare un grande centro con i voti sia di destra che di sinistra (trasformismo).  Il centro cambia formazione a seconda della legge e questo porta a frequenti casi di corruzione da parte della classe politica.

Negli anni '70 nascono i grandi poli industriali Pirelli, Terni e Breda ma il settore trainante e sempre quello dell'agricoltura che entra in grave crisi, negli anni 80, con l'invasione dei cereali degli USA. Si chiedono maggiori protezioni doganali (protezionismo).

Il protezionismo favorisce l'industria ma aumenta i prezzi, i conflitti sociali e le emigrazioni e diminuisce le esportazioni e gli investimenti stranieri.

Quando nel 1881 la Francia occupa la Tunisia (con grande delusione italiana), l'Italia sposta il suo asse verso la Germania di Bismark allo scopo di creare una allenza commerciale (Triplice Alleanza) che farà ottenere investimenti di capitali tedeschi necessari per il sistema bancario e le industrie. Nell'alleanza si trova però anche l'Austria, che possiede le terre irredente (Friuli e Trentino),

Depretis tenta nel 1885 l'avventura coloniale in Etiopia dove subira il massacro di Dogali e la fine del suo governo.

Nel 1887 nasce il super governi di Crispi. Super perché capo del governo ma anche min. esteri e interni insieme, con la benedizione di Umberto I (re dal 1878).

Da ferventi mazziniano a monarchico autoritario:

1888: maggiore decentralizzazione con l'introduzione dei sindaci eletti (nei comuni con più di 10mila abitanti) ma più potere ai prefetti delle province;

1889: Legge Zanardelli che abolisce la pena di morte; ma meno diritti sindacali e più polizia.

Aggressiva politica coloniale: firma con Menelik, il negus di Etiopia il trattato di Uccialli che gli garantisce possdimenti in Eritrea e un protettorato su Etiopia e Somalia (ma nella versione in amarico si parla di "amicizia" e non protettorato).

La politica estera di Crispi è molto cara e lo porta alla minoranza in parlamento nel 1892 e viene nominato capo del governo Giolitti. Durante il primo governo Giolitti scoppia il caso di Fasci siciliani (meno tasse e più terra), rivolta sociale che Giolitti sceglie di non reprimere nel sangue perché riteneva che queste rivolte andassero comprese nelle cause, e non represse. La sua politica non piacque molto al re. Nel 1893 il suo governo cade a causa dello scandalo della Banca Romana (fece uso di denaro pubblico quando era ministro del Tesoro di Crispi per una sua campagna elettorale?)

Nel 1893 torna Crispi che manda in Sicilia 50mila uomini a soffocare la rivolta nel sangue (cosa che porta alla nascita del partito socialista italiano) mentre in Etiopia chiede il rispetto del trattato ma al rifiuto di Menelik invade il paese dove rimedia la sconfitta di Adua e 7000 morti.

Nel 1896 le sue dimissioni.