Dopo guerra italiano e ascesa del fascismo

1. Il dopoguerra

L'Italia siede tra i paesi vincitori ma la sua situazione sociale, economica e politica è a pezzi.

  • Il governo è deluso dai trattati (già Orlando, abbandonando Saint Germain, parla di "Vittoria Mutilata" per non vedersi concedere Fiume e la Dalmazia). I nazionalisti parleranno di tradimento e di debolezza del liberalismo
  • Gli ex combattenti hanno un difficile reinserimento nella società (ingrossando le fila dei nazionalisti e irredentisti)
  • L'industria bellica è da riconvertire
  • Enorme debito pubblico
  • Aumento delle aspettative sociali e politiche e grandi promesse non mantenute, come la riforma agraria promessa da Orlando dopo Caporetto
  • L'esempio Russo sobilla le richieste degli operai nelle fabbriche

Insurrezioni ovunque, nelle campagne e nelle industrie.

Nelle campagne si creano le leghe di contadini, sia bianche, di ispirazione cattolica, che rosse, di ispirazione socialista.

A nord, nel triangolo industriale, le camere del lavoro, a guida CGL, occupano le fabbriche dando vita al Biennio Rosso spesso sfociati in veri e propri soviet.

Il partito socialista si divide in massimalisti, favorevoli allo sbocco rivoluzionario di questi scioperi, e riformisti, che puntano invece all'ottenimento di migliori condizioni di lavoro.

Nel 1919 D'Annunzio, alla guida di un gruppo di volontari, occupa la città di Fiume, scatenando gli entusiasmo dei nazionalisti ma irritando Francia e Inghilterra e mettendo in imbarazzo i liberali.

Nello stesso anno vengono indette le elezioni, a suffragio universale proporzionale che dà maggior peso ai nuovi partiti di massa.

  • La maggioranza relativa  ancora in mano ai liberali ma non quella assoluta e il governo Nitti nasce già debole.
  • Al 32% arrivano i Socialisti (soprattutto al nord)
  • Al 20% il nuovo Partito Popolare fondato nello stesso anno da Don Sturzo, partito di ispirazione cristiana, il cui programma è la riforma agraria e un corporativismo sociale ispirato al rerum novarum di Leone XIII e che ha molta presa soprattutto nelle campagne del sud
  • Totale insuccesso per il Movimento dei fasci combattenti di Mussolini portatore di un programma rivoluzionario come la fine del liberalismo, suffragio universale anche femminile, 8 ore di lavoro ma anche scioglimento dei sindacati. A seguito dell'insuccesso Mussolini cambia strategia e inizia il programma delle aggressioni squadriste contro sindacati e socialisti sciogliendo molte leghe del nord attirandosi così le simpatie degli agrari e degli industriali.

In queste elezioni si assiste a uno scontro ideologico tra nazionalismo, socialismo e democrazia. PP e PSI non posso allearsi e quindi nasce un nuovo governo liberale guidato da Nitti.

Il Governi Nitti non riesce a reprimere le insurrezioni delle leghe e degli operai e si dimette a favore di Giolitti.

Nei confronti di Fiume, il nuovo premier usa la forza e l'esercito per disperdere gli occupanti e firmato con la Jugoslavia il Trattato di Rapallo (1920) che concede all'Italia Istria e Zara, Dalmazia alla Jugoslavia e Fiume città libera.

Nei confronti degli operai invece usa la concertazione, rifiutandosi di usae l'esercito come richiesto dagli Agnelli. Grazie alla concertazione di Giolitti sindacati e industriali trovano un accordo per migliorare i salari e le condizioni di lavoro. Lo sbocco rivoluzionario è scongiurato e dal partito socialista fuoriescono Gramsci, Togliatti, Terracina e Bordiga che nel 1921 fondano, a Livorno, il Partito Comunista, che aderirà alla Terza Internazionale di Lenin.

Nei confronti dello squadrismo fascista chiude un occhio, pensando di poterlo usare come braccio per i lavori sporchi salvo poi depotenziarlo quando verrà meno la sua necessità di usare la violenza.