Dopo guerra italiano e ascesa del fascismo

3. Dal 1922 al delitto Matteotti

Una volta al governo, Mussolini, si trova come ministri anche liberali, popolari e nazionalisti e quindi inizialmente deve collaborare con loro ma allo stesso tempo doveva rassicurare le frange più estreme del fascismo (per questo al discorso inaugurale tenne il discorso del bivacco).

Questa politica, detta del "doppio binario", serviva a Mussolini per: 

  • indebolire il parlamento (intimidito dalla minaccia delle azioni squadriste)
  • dare inizio a una serie di riforme radicali nel rispetto delle istitutuzioni liberali

In pochi anni, grazie a nuove leggi e all'introduzione di nuovi organi, lavrò alla fascistizzazione dello Stato.

Con la "Legge dei pieni poteri", del dicembre del 1922, arrogò al governo molte prerogative del parlamento e poco dopo istituì due nuove istituzioni:

  • Il gran consiglio del fascismo (1922): una sorta di terza camera di nominati da Mussolini con il compito di dare le linee guida al governo e di proporre leggi. Dal 1928 divenne organo di Stato.
  • La milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN)(1923): corpo che regolarizzava le squadre d'azione che aveva il compito di rassicurare le istituzioni sulle squadre, fino a quel momento senza apparente controllo, ma che allo stesso tempo fornivano al Partito Fascista una guardia armata a proprio uso e che serviva ancora di più a terrorizzare i nemici del fascismo, come Nitti (ex presidente del consiglio successore di Orlando), che dovette emigrare, Amendola e Gobetti, morti in Francia, e Don Minzoni, ucciso nel 1923.

Prossimo passo per la costruzione del regime fu la legge elettorale detta Legge Acerbo, approvata nel 1923, e da utilizzare per le elezioni dell'aprile del 1924. Queasta legge prevedeva un forte premio di maggioranza (annullando quindi quella proporzionale precedente): chi otteneva il 25% dei seggi, avrebbe avuto il 66% dei parlamentari, allo scopo di assicurare una stabilità parlamentare a chi era al governo.

Il 6 aprile, alle elezioni, i fascisti crearono la lista nazionale, comprendente anche nazionalisti, cattolici e liberali. Le forze antifasciste non riuscirono a far fronte comune e si presentarono separate. Fu un successo della lista che prese il 65% dei voti e si assicurà una maggioranza parlamentare schiacciante.

il 3 maggio, all'indomani delle elezioni, il socialista Matteotti ebbe il coraggio di denunciare alla camera i brogli e  le intimidazioni durante le elezioni e si impegnò a portarne ne prove ma pochi giorni dopo, il 10 giugno, fu rapito e assassinato (e il suo corpo ritrovato due mesi dopo vicino Roma).

Il governo di Mussolini andrò in crisi: gli alleati liberali lo denunciano, ma anche i fascisti moderati e soprattutto la stampa e l'opinione pubblica. I partiti di opposizione abbandonarono il parlamento provocando quella che viene ricordata come secessione dell'Aventino (in ricordo del ritiro dei plebei a Roma sul colle Aventino per protestare contro i soprusi dei patrizi). Si sperò in uno scioglimento del parlamento da parte del re che però non arrivò sostenendo ancora Mussolini.

Il 3 gennaio Mussolini ruppe gli indugi e con un discorso in parlamento si assunse la responsabilità dell'omicidio