Rivoluzione industriale

"Intorno al 1760 un'ondata di congegni si abbattè sull'Inghilterra". Così uno studente inglese descrive la rivoluzione industriale al prof. Thomas Ashton, rendendo bene l'immagine di un addensamento non coordinato di innovazioni.

Fenomeno di grande complessità, gioco no lineare di sfide e risposte.

Inizia in Inghilterra e coinvolge economia, cultura e società e di seguito tutte le nazioni ad essa collegata.

Fulcro della rivoluzione è l'attività manifatturiera che trasforma materie prima (minerarie o agricole) in merci (per il consumo o strumentali ad altre merci). Tutti i primi mutamenti avvengino per lei o da lei:

  • nella utensileria impiegata (filatoi, telati, forge)
  • nell'applicazione di energia (macchina a vapore)
  • nei modi di rendere disponibili le fonti energetiche (carbone)
  • nelle materie prime stesse (ferro e prodotti chimici)

Il congegno sicuramente più importante è la macchina a vapore di James Watt (1775), crocevia della tecnica rivoluzionaria che accrebbe le capacità energetiche a disposizione. Una sorta di invenzione prometeica che permette la trasformazione continua della produzione di calore (termica) in movimento (cinetica) a ubicazione non vincolata (come i cavalli).

Ma se c'è un grosso investimento in capitale fisso è richiesta una continuità di lavoro e situazione di mercato da permettere ricavi in tempi ragionevoli (i tempi di ammortamento).

Settori strategici sono il cotone e il ferro.

Il primo è settore esemplare (più che traente) e con esso la rivoluzione è più di qualità che di quantità. Prima c'era la lana perché il cotone richiedeva grossi costi di produzione energetica. Il cotone è più leggero e rivoluziona il modo di vestire rendendolo e i nuovi macchinari lo rendono accessibile a tutti (aperto quindi ai nuovi mercati democartici).

I primi progressi tecnologici riguardano:

  • la tessitura (la spoletta volante di Kay)
  • la cardatura (paul)
  • filatura (il filatoio idraulico di Arkwright)

Si apre la strada all'applicazione della macchina a vapore: il telaio meccanico (1820/1840) grazie al quale i prezzi crollano e il mercato si dilata. Nel 1830 più della metà delle esportazioni riguarda i tessuti di cotone.

Quello del ferro invece è il settore trainante (età del ferro). Più lento ma più solido: base delle trasformazioni in quanto materiale stesso delle macchine a vapore.

Esplode una nuova cultura industriale: modo nuovo di considerare i processi produttivi con la perenne ricerca di un miglioramento (prima resa difficile dalla presenza delle corporazioni).

Si registrano nuove forme di organizzazione del lavoro con la nascita del sistema fabbrica:

  • instabilità dell'occupazione operaia
  • durezza della disciplina
  • impego dei bambini

Il tutto si trasforma in una questione sociale: agitazioni, organizzazioni sindacali, teorie utopistiche e rivoluzionarie.

A questi due aspetti (tecnologico e sociale) si uniscono altri due: demografico e struttura dei mercati (forme di divisione del lavoro).

La divisione del lavoro si presenta in due forme: 

  • tradizionale (fra attività diverse)
  • all'interno di una stessa unità organizzativa

Il termine rivoluzione venne usato già dai contemporanei e indica la radicalità del mutamento economico e sociale, non tanto la sua velocità e quantità.

La rivoluzione industriale soprattutto abbatte la barriera dei "lunghi cicli": la demografia legata ai mezzi foriti dalla terra.

Perché in Inghilterra?

  • Cornice istituzionale
  • Tutela della proprietà privata
  • Normativa sui brevetti
  • Recinzioni che contribuisce alla formazione di un proletariato urbano

Ultime modifiche: domenica, 6 gennaio 2019, 21:19